Rapina al blindato e armi spuntate
In queste ore sui mass media si stanno rimbalzando le notizie sulle indagini in corso: un commando di decisi professionisti, tempi cronometrati al secondo, fuga rapidissima, bottino diretto certamente verso l’est europeo. Una rapina da manuale, con veicoli incendiati a bloccare la carreggiata, con chiodi a tre punte lasciati sull’asfalto per avvantaggiarsi sugli inseguitori, con guardrail tagliati in precedenza ad arte per favorirsi la fuga.
Il fulmineo attacco al furgone portavalori della ditta Battistolli, lunedì 8 aprile alle sette, è avvenuto sulla autostrada A/9 dei Laghi, la Lainate-Como-Chiasso. L’episodio ha creato nell’opinione pubblica giustificato allarmismo. Un fatto criminoso nel quale se non c’è scappato il morto è stato solo per puro caso, con il commando deciso ad impossessarsi a tutti i costi dell’ingente fortuna trasportata, calcolata in quasi dieci milioni di euro tra lingotti d’oro e denaro contante. Guardie portavalori naturalmente sotto choc, che non hanno avuto modo e tempo di abbozzare alcuna resistenza e automobilisti esterrefatti, ma non si sono contati morti e feriti.
Mi sono posto – da addetto ai lavori, dopo tanti anni di servizio nella Polizia Stradale – la domanda : “e se in quei frangenti fosse intervenuta la pattuglia in servizio sulla tratta autostradale?”. Avremmo dovuto contare certamente delle vittime, di sicuro gli uomini della pattuglia se non anche qualche automobilista in transito. Di fronte a un proditorio attacco di dieci malviventi decisi a tutto, con preparazione paramilitare, con armi d’assalto tipo kalashnikov, non ci sarebbe possibilità di scampo.
Nelle polemiche seguite all’episodio si è fatta sentire la voce del sindacato autonomo vigilanza privata, il Savip, che tra l’altro ha lamentato “la mancanza di controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine”. Ed è qui che entra in campo la Polstrada.
Ad essa, è noto, fa istituzionalmente capo la vigilanza permanente in ambito autostradale. Si muove con pattuglie di due operatori, su autovetture non blindate, radiocollegate con la centrale operativa autostradale; i due agenti sono muniti di armamento leggero, un’arma corta individuale e una pistola mitragliatrice. Ma il territorio da vigilare è ampio, troppo, quaranta chilometri per tratta, che significa ottanta chilometri di percorso da effettuare congiuntamente sulle due tratte.
Si è chiesto da tempo che i 40 chilometri vengano ridotti almeno a 25 e aumentando nel contempo le pattuglie di vigilanza. Esse sono ordinariamente quattro, distribuite nelle 24 ore, troppo poche per coprire le tante esigenze di un territorio su cui oggi si sposta l’80% del traffico nazionale. C’è da fare controlli ai veicoli, alle aree di servizio, accertamenti di polizia giudiziaria, soccorsi all’utenza, rilievi di incidente stradale, monitoraggi: il tutto con poliziotti di un’età media che oggi tocca i 44 anni.
Il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego ha fatto sì che da tempo non si assista ad arrivi di nuove leve né a turn over e nel frattempo l’organico della Polizia Stradale si è assottigliato di 2000 unità rispetto alle 13.500 previste. Questo è a grandi linee il “desolante” quadro.
Ora sta agli investigatori stringere il cerchio attorno al pericoloso gruppo di fuoco e agli eventuali basisti. Sono al lavoro la Scientifica, le Squadre Mobili delle Questure, il Servizio Centrale Operativo; c’è da sviluppare indagini, esaminare le immagini delle telecamere e i transiti in autostrada, acclarare testimonianze, vagliare precedenti analoghi. Sono vicende, queste, che creano comprensibile, grande allarme nell’opinione pubblica e in particolare in chi percorre giornalmente l’autostrada addossandosi l’onere del pedaggio ritenendola un territorio molto sicuro.
E nell’attesa che i nostri politici si facciano carico di dare quanto prima una boccata di ossigeno al comparto sicurezza con le necessarie assunzioni di giovane personale, auspichiamo che si faccia un serio tavolo concertato in cui pianificare valide soluzioni di controllo “rafforzato” del territorio nel caso di transiti di “obiettivi sensibili”, com’è il caso di blindati portavalori, a supporto degli ordinari servizi di pattugliamento della Polizia Stradale. Il caso dell’A/9 Milano Laghi, dovunque si fosse verificato in Italia, non avrebbe avuto esito diverso. Toscana compresa.