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Costa Concordia, i legali di Schettino: «E’ stato ghettizzato, sta pagando per tutti»

Francesco Schettino in aula
Francesco Schettino in aula

GROSSETO – L’ex comandante della Concordia, Francesco Schettino, sarebbe un capro espiatorio che finisce col pagare per tutti. È questo in sostanza l’architrave difensivo dei legali dell’imputato al processo di Grosseto per il naufragio della nave da crociera, durante il quale morirono 32 persone, avvenuto la sera del 13 gennaio 2012.

«Il comandante Francesco Schettino è stato ghettizzato processualmente – ha attaccato oggi 5 febbraio, nella sua arringa, l’avvocato Donato Lino -. L’accusa si è concentrata solo su di lui mentre gli altri co-indagati sono stati premiati col patteggiamento».

I difensori di Schettino (l’altro è l’avvocato Domenico Pepe, a cui sono affidate domani le conclusioni) puntano molto sulla dimostrazione di corresponsabilità – per il naufragio – degli altri ufficiali della Concordia, ossia i collaboratori del comandante. Invece, hanno sottolineato oggi, «il pubblico ministero ha voluto mettere all’angolo Schettino fin dall’inizio».

L’avvocato difensore, Donato Laino, ha criticato seccamente l’atteggiamento della procura, che ha chiesto 26 anni di condanna e l’arresto immediato per Schettino. Anche per non aver portato in aula il timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin, indagato solo dal 22 agosto 2012 per il naufragio della Concordia.

«Hanno concesso patteggiamenti con condanne risibili e l’archiviazione per il comandante in seconda, il K2, Roberto Bosio, rispetto ai 26 anni chiesti per Schettino – ha poi puntualizzato l’avvocato Donato Laino -. Per lui c’è stato isolamento, un metterlo da solo di fronte a questa immane tragedia» che «per noi rimane un incidente drammatico, tragico, serio, certamente – ha aggiunto il difensore di Schettino -, ma da attribuire a un sistema, a un’organizzazione. I gradi della colpa vanno analizzati bene».

Durante l’udienza di oggi è stato inoltre mostrato un video della plancia di comando con numerosi turisti: ciò, ha spiegato il difensore di Schettino, per dimostrare che era una consuetudine della compagnia far andare persone estranee in plancia. «A volte si fa mandare il timone a dei passeggeri – ha detto il legale – queste visite in plancia erano un’interferenza alla navigazione».

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