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Massimo Parisi (Pdl)

Toscana, Forza Italia: rinviati a processo Massimo Parisi, coordinatore regionale, e sette amministratori di giornali

Massimo Parisi (Pdl)
Massimo Parisi (Forza Italia)

FIRENZE – L’onorevole Massimo Parisi, coordinatore regionale di Forza Italia in Toscana, sarà processato insieme ad altre 7 persone per reati fiscali davanti al tribunale di Firenze. Il gup Angelo Pezzuti ha rinviato a giudizio, oggi 26 febbraio, in tutto 8 amministratori di società del gruppo editoriale promosso a Firenze da Denis Verdini, e di società in rapporti di lavoro con esse. L’accusa? Aver emesso false fatture così da evadere le imposte sul reddito e l’Iva: oltre 820 sono le fatture messe agli atti.

A processo vanno, oltre a Parisi, Fabrizio Nucci, Samuele Cecconi, Giovanni Luchetti, Pierluigi Picerno, Renato Pacca, Fabrizio Toti e Sauro Ballerini. Prima udienza il 14 marzo 2016. Gli imputati sono tutti, a vario titolo, amministratori di società, sia editrici di giornali e periodici (tra cui Il Giornale della Toscana che ha cessato le pubblicazioni), sia di radio, sia una concessionaria di pubblicità, una società grafica, un’agenzia di stampa, e anche la tipografia esterna al gruppo che faceva riferimento a Verdini, fornitrice dei servizi di stampa dei prodotti editoriali.

In questo filone Denis Verdini non è indagato ma tra gli elementi di prova portati all’udienza preliminare ci sono anche alcune fatture da lui emesse per consulenze fatte a delle società coinvolte nell’inchiesta.

L’accusa, sostenuta dal pm Luca Turco, ritiene che nel periodo 2007-2010 gli imputati – nell’ambito delle rispettive attività societarie – abbiano emesso false fatture per operazioni inesistenti e abbiano fatto dichiarazioni fraudolente mediante uso di fatture. L’obiettivo, secondo il pm, sarebbe stato, di rappresentare in questo modo al fisco delle passività fittizie sia nelle dichiarazioni dei redditi, sia nelle dichiarazioni dell’Iva. Modo che permette di evadere il fisco. Le fatture sono tutte intercorse fra le società guidate dagli imputati e attestano rapporti di fornitura di beni e di servizi (tra cui inserzioni pubblicitarie, costi della carta, consulenze di vario tipo) col fine di giustificare i costi e abbattere le imposte.

Ammontano a oltre 6,6 milioni di euro le finte passività ottenute nelle dichiarazioni dei redditi e a oltre 7,6 milioni di euro quelle relative all’Iva. Questa inchiesta scaturisce da quella principale sulla truffa allo Stato per ottenere i fondi per l’editoria che ha colpito il gruppo editoriale guidato da Denis Verdini.


Domenico Coviello

Giornalista

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