Tav Firenze: attesa per l’interrogatorio di Ercole Incalza. Perché l’inchiesta del silenzioso procuratore Creazzo fa tremare il Governo
FIRENZE – È fissato per domani, 18 marzo, l’interrogatorio in carcere del personaggio di maggior spicco della vicenda: Ercole Incalza. E pare che non siano pochi a stare con il fiato sospeso in attesa di sapere che cosa dirà. Questa inchiesta è di quelle che fanno tremare. Anche il governo. Inaspettata? L’uomo che l’ha coordinata, il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo, ha sorpreso tutti.Si è insediato alla fine dello scorso giugno. Nell’arco di 9 mesi e mezzo le cronache non hanno avuto modo di parlare molto di lui. Il neo procuratore è rimasto in silenzio. E, in meno di un anno dal suo arrivo dalla Calabria, quello che fu definito dal presidente della Corte d’Appello di Firenze, Fabio Massimo Drago,un «magistrato ‘normale’ che viene a Firenze solo per lavorare», ha lavorato sodo. Sfoderando, appunto, un’inchiesta che sta mettendo in seria difficoltà il Governo Renzi: gestita, sotto il suo coordinamento, dai pm fiorentini Giuseppina Mione, Luca Turco e Giulio Monferini.
SISTEMA CORRUTTIVO – Eppure, oltre ai 51 indagati, sono i 4 arresti eccellenti – primo fra tutti quello di Ercole Incalza, il potentissimo ex capo Struttura di missione del ministero dei Trasporti e dirigente del comparto lavori pubblici per 7 governi (con lui in manette Stefano Perotti, Sandro Pacella e Francesco Cavallo) – operati dal Ros dei carabinieri dopo il via libera del gip di Firenze Angelo Pezzuti, a far tremare molti. Arresti operati nell’ambito delle verifiche sulla gestione illecita degli appalti pubblici per il nodo fiorentino dell’Alta Velocità ferroviaria, ma anche per l’Expo 2015 di Milano e molte altre grandi opere, che hanno scoperchiato quello che i magistrati definiscono un «articolato sistema corruttivo che coinvolgeva dirigenti pubblici, società aggiudicatarie degli appalti ed imprese esecutrici dei lavori».
«LUPI SE NE VADA» – Un «sistema» appunto, che oggi 17 marzo, il giorno dopo l’operazione dei Ros, ha scatenato le richieste di dimissioni da parte di varie forze politiche del ministro per le Infrastrutture, Maurizio Lupi, destinatario, stando agli atti e alle intercettazioni, di reagalie quali vestiti su misura, o orologi Rolex di alto valore per suo figlio Luca, oltre a posizioni lavorative sempre per il figlio. Secca la smentita del ministro, che non ha intenzione di dimettersi e che non è indagato (così come non lo è il figlio). Ma gli ha fatto subito da contraltare il gelido atteggiamento, forse anche un pò imbarazzato, del premier Matteo Renzi. E, soprattutto, una vera e propria levata di scudi dei partiti di opposizione. Per Beppe Grillo «Lupi deve dare spiegazioni, dimettersi e restituirci tutti i quattrini che si è beccato come Ministro». Dimissioni sono chieste anche dall’Idv. E Sel, dopo avere sfidato Renzi a chiedere l’addio di Lupi – «come fece con Cancellieri» hanno sarcasticamente ricordato – propone una mozione di sfiducia comune per far dimettere il ministro. Prese di distanze arrivano anche da alcuni esponenti Dem. E Pippo Civati incalza Renzi: «Chissà se il ragionamento fatto con Cancellieri varrà anche per Lupi?». «Io non condanno nessuno – ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini -, però mi aspetto che il ministro dell’Interno o il presidente del Consiglio vengano in Parlamento a spiegare agli italiani se è tutto falso o se c’è qualcosa di vero».
INCALZA PARLERA’? – Una nuova «puntata» sugli sviluppi dell’inchiesta è comunque in programma per domani 18 marzo – in carcere a Roma -: avverrà l’interrogatorio di garanzia di Ercole Incalza, che sarà condotto dal gip di Firenze Angelo Pezzuti. Al momento non sono stati fissati gli altri interrogatori. Secondo l’accusa, Incalza faceva affidare la direzione dei lavori a un imprenditore, Stefano Perotti, uomo centrale nell’inchiesta, anch’egli arrestato, ricevendo in cambio consulenze molto ben retribuite.
RENZI, SCONTRO CON ANM – La vicenda giudiziaria che coinvolge, sebbene non sia indagato, il ministro dei Trasporti, segna il passo col nervosismo crescente fra classe politica e magistratura. Di stamani il violento scontro polemico a distanza fra il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli, e il premier Matteo Renzi. «Uno Stato che funzioni dovrebbe prendere a schiaffi i corrotti e accarezzare chi esercita il controllo di legalità – ha detto Sabelli commentando alla seguitissima trasmissione tv Unomattina l’inchiesta della procura di Firenze -. Ma in Italia i magistrati sono stati virtualmente schiaffeggiati e i corrotti accarezzati». Dura la replica di Matteo Renzi: «Si può contestare un singolo fatto: è legittimo e doveroso – ha replicato il presidente del Consiglio alla cerimonia di inaugurazione dell’Anno accademico della Scuola Superiore di Polizia -, ma è falso che lo Stato dia carezze ai corrotti. Sostenere questo avendo responsabilità istituzionali è triste».
IL GOVERNATORE ROSSI – Sugli arresti eccellenti per il nodo fiorentino della Tav è intervenuto, infine, anche il governatore toscano, Enrico Rossi, con un post su Facebook dal titolo «Grandi Opere. Il falso mercato dei parassiti di Stato». «Sarà la magistratura a verificare le accuse di corruzione e malaffare imputate ai dirigenti e agli imprenditori eventualmente favoriti – ha scritto Rossi -. Ciò che è intollerabile è che l’Av sia stata assegnata per ben 32 miliardi a trattativa privata, ad imprese italiane di costruzione e ingegneria; costi triplicati rispetto alla previsione».
Pierluigi
Meno male che “mani pulite” aveva reso l’Italia casta e pura!
Non c’è opera pubblica che sia veramente pulita: basta scavarci un pò, anche se non sono gallerie, che viene fuori del marcio.
Ma delle fucilazioni in piazza come facevano in Cina ai tempi di Mao, che cosa ne pensate?