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Papa Francesco a Firenze nel novembre 2015

Il Papa a Napoli: «La corruzione puzza». E il sangue di San Gennaro si scioglie

Papa Francesco a Firenze nel novembre 2015
Papa Francesco

NAPOLI – Un appello ai napoletani a reagire contro la camorra, e agli stessi criminali a convertirsi alla giustizia. E una severissima condanna della corruzione, che il Papa ha descritto in termini di disgusto: “puzza“, ha detto più volte del malaffare, o meglio, nel suo
colorito linguaggio ibridato dallo spagnolo, “spuzza”. Nella sua intensissima visita a Napoli, partita dopo la “supplica” mariana nel santuario di Pompei dal difficile sobborgo di Scampia, Francesco ha anche duramente puntato il dito contro chi sfrutta
il lavoro e “schiavizza” gli addetti ‘in nero’ e sottopagandoli: un comportamento, questo, “non da cristiano”. E il culmine, un
evento addirittura straordinario, è stato in Duomo lo scioglimento del sangue di San Gennaro, fatto mai avvenuto in
precedenza davanti a un Papa: evento che nella Chiesa è accolto con forti auspici per il pontificato e per il prossimo Giubileo.

Sempre festeggiato da grandi folle e da un calore traboccante – a Scampia, nella messa in Piazza del Plebiscito, nell’incontro
finale con i giovani e con i fedeli della diocesi alla Rotonda Diaz sul Lungomare Caracciolo -, Bergoglio ha goduto appieno
della grande umanità dei napoletani, trovando con loro una particolare sintonia d’animo. “La vita a Napoli non è mai stata
facile, però non è mai stata triste!”, ha detto a Scampia. “E’ questa la vostra grande risorsa: la gioia, l’allegria”: “una
cultura di vita che aiuta sempre a rialzarsi dopo ogni caduta, e a fare in modo che il male non abbia mai l’ultima parola”. Il
suo desiderio era riportare quella “speranza” che è “rubata da chi intraprende volontariamente la via del male”.
Agli immigrati ha detto che sono “cittadini non di seconda classe”, “figli di Dio come noi”, perché “siamo tutti migranti”.
Rispondendo a un lavoratore, sempre a Scampia, ha avvertito che la “mancanza di lavoro ci ruba la dignità”, e che per difendere
questa “dobbiamo lottare”. Francesco ha condannato anche “lo sfruttamento delle persone”, come offrire 60 euro al mese per 11
ore di lavoro al giorno. “Questo si chiama schiavitù”, ha sentenziato, “si chiama sfruttamento, non è umano, non è
cristiano. E se quello che fa così si dice cristiano è un bugiardo, non dice il vero, non è cristiano”. Lo stesso vale per
il lavoro in nero, senza contratto e senza contributi.

Ma le parole più forti Bergoglio le ha avute per la corruzione. “Quanta corruzione c’è nel mondo! – ha affermato –
E’ una parola brutta. Perché una cosa corrotta è una cosa sporca! Se noi troviamo un animale morto che si sta corrompendo,
che è ‘corrotto’, è brutto e puzza anche. La corruzione puzza! La società corrotta puzza! Un cristiano che lascia entrare
dentro di sé la corruzione non è cristiano, puzza!”. In Piazza del Plebiscito, davanti a 60 mila persone, quindi,
il suo appello. “Cari napoletani, largo alla speranza e non lasciatevi rubare la speranza! Reagite con fermezza alle
organizzazioni che sfruttano e corrompono i giovani, i poveri e i deboli, con il cinico commercio della droga e altri crimini.
Non lasciate che la vostra gioventù sia sfruttata da questa gente!”. La corruzione e la delinquenza, ha auspicato Bergoglio,
“non sfigurino il volto di questa bella città! E di più: non sfigurino la gioia del vostro cuore napoletano!”. “Ai criminali
e a tutti i loro complici – ha quindi aggiunto – oggi io umilmente, come fratello, ripeto: convertitevi all’amore e alla
giustizia! Lasciatevi trovare dalla misericordia di Dio!”, perché “è possibile ritornare a una vita onesta. Ve lo chiedono
anche le lacrime delle madri di Napoli”.

Subito dopo Francesco ha fatto tappa al carcere di Poggioreale, dove è stato a pranzo con circa 120 detenuti, tra
cui anche 13 transessuali. E in Duomo, dove al clero ha raccomandato lo “spirito di povertà” ricordando “quanti
scandali” e “quanta mancanza di libertà” ci sono stati nella Chiesa “per i soldi”, un piccolo siparietto è stato l’assedio
delle suore di clausura di sette monasteri, fatte uscire per l’occasione dal cardinale Crescenzio Sepe, che lo hanno
circondato d’affetto e di doni con suo vistoso stupore. “Addo’ jate!”, ha gridato loro Sepe. E al momento della venerazione
della reliquia di San Gennaro, baciata dal Papa, la sorpresa dello scioglimento del sangue – che di norma avviene solo tre
volte l’anno, per la festa il 19 settembre, il sabato precedente la prima domenica di maggio e il 16 dicembre -, come non era
successo con Wojtyla nel 1990 e con Ratzinger nel 2007, né mai prima davanti a un Papa. “Il vescovo ha detto che il sangue
è metà sciolto: si vede che il santo ci vuole bene a metà, dobbiamo convertirci un po’ tutti perché ci voglia più bene”, ha
commentato Francesco. Dopo il saluto dei malati nella chiesa del Gesù, sulla rotonda Diaz Francesco ha tuonato nuovamente contro
il “terrorismo delle chiacchiere”, contro una società che “scarta” giovani e anziani, e anche contro la teoria “gender”,
da lui definita “uno sbaglio della mente umana”. Quindi, prima di ripartire per Roma dopo 10 ore a tamburo battente, il saluto
finale in napoletano: “Ca ‘a Maronna v’accumpagne!”.

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