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Terremoto in Nepal: morti 2 italiani, 4 i dispersi. Forse 6 mila le vittime

Da sinistra Giovanni "Nanni" Pizzorni, Oskar Piazza e Giuseppe Antonini, tre dei quattro speleologi italiani dispersi in Nepal
Da sin. Giovanni “Nanni” Pizzorni, Oskar Piazza e Giuseppe Antonini, 3 dei 4 speleologi italiani dispersi

KATHMANDU (NEPAL) – Diventa sempre più tragico di ora in ora il bilancio del terremoto di magnitudo 7.8 gradi della scala Richter che il 25 aprile ha devastato il Nepal. Sarebbero stati recuperati oggi 27 aprile i corpi di due italiani, Renzo Benedetti e Marco Pojer, travolti sabato scorso da una frana staccatasi dalla montagna mentre erano a 3.500 metri di quota in un trekking nella Rolwaling Valley. Nell’ospedale della capitale nepalese Kathmandu vi sarebbero altri due membri della spedizione: Iolanda Mattevi, ferita, e Attilio Dantone, illeso. La notizia della morte di due nostri connazionali «pare attendibile», anche se si è ancora in attesa di «conferme fattuali» ha dichiarato da Pechino il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.

E attualmente, a fine mattinata di oggi 27 aprile, sono4 gli italiani dispersi: tutti speleologi. Si trovavano a Langtang, uno dei villaggi distrutti dal sisma: si tratta di Giuseppe Antonini, Gigliola Mancinelli, Oskar Piazza e Giovanni Pizzorni.

Allarme rientrato, invece, per un giovane veronese e una bergamasca di cui si erano perse le tracce. «Fiorella ha appena chiamato a casa, sta bene», ha detto il papà della giovane donna: Fiorella Fracassetti di 39 anni. Rientrato l’allarme anche per lo scalatore di Verona: Giovanni Cipolla, 24 anni, ha telefonato ai suoi familiari per rassicurarli. A causa del sisma anche in questo caso si erano interrotte le comunicazioni.

Terremoto in Nepal, il recupero di un uomo travolto dalle macerie
Terremoto in Nepal, il recupero di un uomo travolto dalle macerie

Al momento il bilancio complessivo delle vittime del terremoto è di3.617 persone. Secondo la Caritas, però, i morti «considerando i distretti colpiti, potrebbero toccare 6mila persone. Si calcola vi siano già 5 mila feriti e migliaia sono sfollati e senzatetto».

Tante persone, impossibile dire quante, sono stateinghiottite dai ghiacci nei crepacci in una delle zone più pericolose dell’Everest, quella che collega il campo base al Campo 1. Lo riferisce l’associazione Ev-K2-Cnr, sulla base di quanto riportato ieri dagli sherpa sulle conseguenze di un fenomeno diverso rispetto a quello delle due valanghe. «Abbiamo visto la morte in faccia», ha detto l’alpinista Mario Vielmo, uno dei cinque italiani che hanno raggiunto il laboratorio Piramide dell’associazione Ev-K2-Cnr, che si trova a 5.050 metri di quota sul versante nepalese dell’Everest.

E le scosse sismiche continuano.Sono state almeno 45 quelle di magnitudo superiore a 4.5 avvenute in Nepal a partire dal terremoto di magnitudo 7.8 del 25 aprile. Lo rende noto il sismologo Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Al momento sono state soltanto due le repliche di magnitudo superiore a 6, la prima delle quali è avvenuta a 40 minuti dal terremoto principale. «Altre repliche sono attese, anche nei prossimi giorni», ha osservato Amato. Una scossa di magnitudo 4,2 gradi sulla scala aperta Richter, con epicentro a 42 chilometri ad ovest di Kathmandu, è stata l’ultima replica sismica registrata oggi alle 6:24 locali (le 2:39 italiane).

AGGIORNAMENTO ORE 15:38

Una nuova scossa di magnitudo 5,1 è avvenuta nella stessa area colpita dal terremoto del 25 aprile. I dati sono stati rilevati dal sismografo della Piramide. Lo ha reso noto l’Istituto Nazionale di Oceanografia Sperimentale (Ogs).

«Ho sentito un boato dietro di me e poi ho visto una nube che scendeva spinta da un vento spaventoso. Mi sono messa a correre, ma sono stata investita da una pioggia di pietre e neve»: Iolanda Mattevi, trentina di 52 anni, ha raccontato all’agenzia di stampa Ansa come è miracolosamente sopravvissuta alla slavina che sabato ha ucciso i due amici Renzo Benedetti e Marco Pojer nel nord del Nepal. L’incidente è avvenuto a circa 3.500 metri di quota sul sentiero del Langtang Trek, a nord di Kathmandu. Insieme all’amico Attilio Dantone e alle due vittime, era arrivata in Nepal agli inizi di aprile per una viaggio «che aveva sempre sognato». La donna si trova ora in un ospedale con un avambraccio e un dito fratturato. I medici hanno detto che le sue condizioni non sono gravi, ma dovrà rimanere per un po’ di tempo sotto osservazione.

«Renzo e Marco avevano fatto una deviazione per portare delle medicine a un’anziana nepalese che conoscevano – ha raccontato ancora – e quindi ci avevano detto di continuare a camminare perché poi ci avrebbero raggiunti successivamente». Insieme ad Attilio aveva quindi raggiunto un punto di ristoro sul sentiero e stava bevendo un tè quando è arrivata la scossa di terremoto che ha fatto franare la montagna.

«I nostri amici sono stati presi in pieno – racconta Attilio, che è guida alpina e gestisce un rifugio nella valle di Cembra – io invece ho trovato scampo sotto una roccia e così sono sopravvissuto». I due escursionisti sono arrivati stamani con un elicottero dell’esercito nepalese dopo aver passato tre giorni in un campo per sfollati a Langtang. Nell’incidente sono morti anche tre nepalesi che li accompagnavano: lo sherpa Sangha, 26 anni, padre di una bambina; il cuoco Prem, 48 anni e quattro figli, e l’aiuto cuoco Dawa, anche lui padre di alcuni bambini.


Domenico Coviello

Giornalista

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