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Pensioni: il governo deve restituire 10 miliardi (che la Fornero ha tolto dagli assegni mensili)

Il Ministro Fornero in lacrime annuncia sacrifici per i pensionati
Il Ministro Fornero in lacrime quando annunciò sacrifici per i pensionati

La Corte costituzionale ha cancellato la mancata rivalutazione in base all’inflazione delle pensioni di poco superiori a 1.400 euro: la penalizzazione fissata dal DI 201/2011 e stata applicata nel 2012-2013. Lasciatemi dire che è arrivato il momento che governanti, politici in genere e manager lascino veramente stare i pensionati, soprattutto coloro che hanno versato contributi pesanti (quelli sì d’oro…) per almeno 40 anni. Quindi, sia il premier Matteo Renzi, sia Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, sia il professor Tito Boeri, presidente Inps, sia tutti gli amministratori di casse previdenziali (l’Inpgi dei giornalisti, i commercialisti e via dicendo…) si diano una bella calmata. E la smettano di tentare di nascondere la loro scarsa capacità di guardare avanti e di imboccare nuove strade per lo sviluppo, additando i pensionati come privilegiati. Sfiorando quasi l’odio razzista verso chi ha lavorato per una vita senza chiedere niente a nessuno e che anche oggi, in molti casi, si fa carico di sostenere figli e nipoti nell’Italia devastata dalla crisi.

CONTI – L’effetto della sentenza sui conti pubblici può essere pesante. Il conto preventivato dall’avvocatura dello Stato, nella memoria in difesa del decreto 201 davanti alla Corte, è stato di 5 miliardi, ma si tratta di una cifra al ribasso. In base ai dati Inps sulle pensioni la mancata rivalutazione delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo Inps ha fatto “risparmiare” almeno 6 miliardi nei due anni. A questo andrebbe aggiunto l`effetto trascinamento per cui il conto di quanto va restituito potrebbe essere vicino ai 10 miliardi. Destinatari circa 5,2 milioni di pensionati. All’interno della Corte la sentenza 70/2015 è stata dibattuta fino all`ultimo con i giudici che si sono divisi, e la pronuncia di illegittimità è stata decisa con un solo votodi maggioranza. Tra i contrari anche Giuliano Amato, autore della riforma della previdenza del `92.

DIRITTI – E’ importante ricordare un passo della sentenza che non molti hanno citato: “Risultano intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita e l’adeguatezza.” Importante perché questo principio non vale solo per il caso del blocco della perequazione, ma anche per quello dei contributi di solidarietà, già dichiarati una volta incostituzionali e adesso nuovamente al vaglio della Suprema Corte dopo che il governo Letta li ha reintrodotti.

BLOCCO – La misura era stata giustificata in Parlamento « quale provvedimento di emergenza finanziaria». I giudici costituzionali rilevano il mancato rispetto degli articoli 3, 36, primo comma, e 38, secondo comma, della Costituzione. La Corte non contesta la discrezionalità del legislatore nel modulare la perequazione, a patto però di fondarsi sulla «ragionevolezza», per perseguire un progetto di uguaglianza sostanziale e in modo da evitare disparità di trattamento verso i pensionati. I giudici richiamano illegislatore ascongiurare «un non sopportabile scostamento» tra l`andamento delle pensioni e quello delle retribuzioni. Il blocco mina il diritto a una prestazione previdenziale adeguata nei confronti di quei titolari di pensione modesta e che hanno maggiore difficoltà ad adeguare i propri redditi alle loro necessità. Le pensioni superiori a 1.443 euro (valore 2012, 1.486,29 valore 2013) non hanno subito, nel 2012-2013, alcuna rivalutazione. Dal 1 gennaio 2014, la rivalutazione è stata riattribuita seppur con gradualità in funzione dell`importo – senza prevedere alcun recupero per glianni diblocco. Ciò haportato inevitabilmente a una perdita irrecuperabile e quindi a unariduzione delpotere diacquisto ( in media mille euro nel biennio). Per questo, il diritto a una prestazione previdenziale adeguata risulta irragionevolmente sacrificato essendo intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale. La pensione è, infatti, intesa quale retribuzione differita in un quadro di solidarietà.

GOVERNO – Adesso il Governo dovrà provvedere. Da fonti di Palazzo Chigi giunge questa dichiarazione: “”Stiamo verificando l’impatto che la sentenza della Consulta puo’ avere sui conti pubblici, non sara’ una prova facile, ma non siamo molto preoccupati. Siamo al governo proprio per risolvere le questioni complesse, per dare risposte certe e chiare, per trasformare le eventuali criticita’ in opportunita’. Dunque calma e gesso. Studieremo la sentenza, troveremo la soluzione”. Più esplicito il voceministro all’economia Enrico Morando: “Se si dichiara illegittima la mancata corresponsione dell’adeguamento, quei pensionati ora hanno diritto ad averlo. La conseguenza è che l’adeguamento va corrisposto”. Cesare Damiano: “Il problema è complesso e delicato e per questo chiediamo l’apertura di un confronto con il Governo per affrontare, nel suo complesso, il tema del sistema pensionistico: indicizzazione e flessibilità nell’uscita dal lavoro”. L’ex ministro del Welfare Maurizio Sacconi twitta : “Sentenza evidenzia linea Corte in favore trattamenti pensionistici comunque definiti e loro diritto a perequazione periodica”.

PENSIONATI – Franco Abruzzo, presidente Unpit: “I pensionati italiani conoscono la straordinaria coerenza della nostra Consulta nella difesa dei grandi valori della Repubblica. La sentenza è una risposta netta e perentoria a chi predica l’odio contro i cittadini che hanno lavorato per 35-40 anni versando contributi d’oro. Noi pensionati non ci sentiamo soli, abbiamo dalla nostra parte la Costituzione e il Giudice che la fa rispettare anche al Parlamento e al Governo”.

OPPOSIZIONI – Le opposizioni naturalmente plaudono alla sentenza, ricordando le ingiustizie perpetrate dal Governo Monti, e irridono alle dichiarazioni esultanti di Matteo Renzi alla scoperta del famoso tesoretto (teorico) di 1,6 miliardi, che adesso, ovviamente va a farsi benedire.

FORNERO – La ministra Fornero, autrice del pasticcio, ha cercato di giustificarsi, con scarso successo, dichiarando che il blocco era stato deciso da tutto il governo e che lei addirittura si era commossa all’annuncio, pensando al sacrificio dei pensionati.

SINDACATI – I sindacati Cgil, Cisl e Uil chiedono l’immediato intervento del Governo per restituire il maltolto ai pensionati. lo Spi-Cgil aveva addirittura elaborato circa un mese fa ha diffuso uno studio a riguardo, la platea di pensionati interessanti alla nora e’ di poco piu’ di 5,5 milioni di persone. Secondo il sindacato inoltre ai pensionati interessati da questa misura non sono stati corrisposti complessivamente 9,7 miliardi di euro, pari ad una perdita media pro-capite di 1.779 euro.

INPS – Il Governo e Boeri debbono dunque riflettere anche su questa vicenda, perché è dimostrato che gli interventi illegittimi nei confronti dei pensionati non solo sono ingiusti, ma anche controproducenti per le casse dello Stato. Infatti adesso il Governo e l’Inps dovranno verificare i dettagli su calcoli e restituzione del maltolto, dopo che nelle pieghe del bilancio gli esperti saranno riusciti a trovare un bel mucchio di miliardi. Si, perché in caso contrario c’è il rischio che scattino le clausole di salvaguardia.

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