Carrara: la magistratura dispone controlli alle cave di marmo. Si teme l’inquinamento delle falde acquifere
CARRARA – Una serie di cave di marmo di Carrara è al centro di un’indagine della procura di Massa Carrara. Obiettivo dei magistrati: valutare se siano state violate le norme sullo smaltimento del materiale di riserva, che si ricava dall’estrazione dei blocchi di marmo.
Ma si cerca anche di appurare se ci sia stato un inquinamento delle acque e se possa essere stato messo in pericolo l’equilibrio idrogeologico dell’area.
I primi accertamenti, svolti dal Corpo Forestale, si sono concentrati nel bacino di Miseglia (in comune di Carrara) e si sono basati su alcune segnalazioni arrivate in procura. Il corpo forestale ha sequestrato documentazione nelle ditte che gestiscono le cave e ha avviato i controlli sui ravaneti (luoghi in pendenza dove si accumulano i detriti), sulla marmettola (materiale di scarto che si ricava dal blocco di marmo al momento dell’estrazione) e sulle falde acquifere.
Gli accertamenti hanno riguardato le falde al di sotto di quelli che un tempo erano rivoli e che oggi sono occupati da depositi di detriti derivanti dalle estrazioni in cava. La procura non esclude che questo tipo di indagine possa in futuro collegarsi a quella sui disastri provocati dall’alluvione del novembre 2014 a Carrara.
Hanno partecipato all’attività 40 unità dei comandi provinciali del corpo forestale di Massa Carrara, Pisa, Livorno, Siena e Arezzo. I controlli dal bacino di Miseglia si allargheranno ad altre cave della zona.