Confindustria Firenze: comincia l’era di Messeri presidente. E Squinzi avverte Renzi: «Non ci rottamerete»
FIRENZE – «Confindustria? Renzi non riuscirà a rottamarla, lo garantisco io». Parola del presidente degli industriali Giorgio Squinzi, oggi a Firenze per presenziare all’insediamento del nuovo presidente di Confindustria Firenze. «Siamo 150 mila imprese – ha affermato – che danno lavoro a 6 milioni di dipendenti e pagano le tasse in Italia, non si può rottamare una rappresentanza di questo tipo». Ma non risparmia critiche neppure ai sindacati: «Se non ci sbrighiamo ad arrivare a un accordo su un nuovo sistema di relazioni industriali, c’è il pericolo che il governo intervenga: e a quel punto i sindacati rischiano veramente tanto, non dico la scomparsa, ma un indebolimento del proprio potere negoziale».
L’assemblea 2015 di Confindustria Firenze al cinema Odeon era iniziata con una scherzosa schermaglia sportiva:«Per prima cosa vi dico che non sono juventino». È con questa battuta, un po’ per rompere il ghiaccio e un po’ per l’emozione, che si presenta il nuovo presidente di Confindustria Firenze Massimo Messeri all’assemblea che lo ha appena eletto. «Un piccolo passo avanti nel segno della discontinuità» aggiunge scherzando riferendosi al suo predecessore Simone Bettini, di opposto tifo sportivo.
Messeri, fiorentino 66 anni, è prossimo a lasciare la guida della Nuovo Pignone di cui è presidente, dopo una vita tutta all’interno dell’azienda. Cita subito un’insegna che è collocata all’interno del Pignone e che porta la firma di Michelangelo Buonarroti: «Il più grande pericolo non è che miriamo troppo in alto e non riusciamo a raggiungere il nostro obiettivo. Ma che miriamo troppo in basso per raggiungerlo».
Il messaggio per gli oltre 500 presenti nella sala del Teatro Cinema Odeon è chiaro. Fare squadra, avere programmi, offrire esempi di stile: questi i tre pilastri su cui baserà la guida dell’associazione che raccoglie oltre 1500 aziende nella provincia di Firenze. Un organismo vivo, innovativo, al servizio della città e del territorio, perché – precisa – «è assurdo pensare di poter mantenere rendite di posizione».
Simone Bettini gli ha appena lasciato la plancia di comando. «Facciamo il tifo per te – dice nel suo saluto – i tuoi risultati saranno quelli di tutti noi». Gli lascia una Confindustria che «in questi quattro anni non ha mai voluto essere un ospedale da campo per imprese in difficoltà, ma una business community per sviluppare idee e progetti». Il chiodo fisso di Bettini? Lavorare verso un’unica Confindustria regionale «dove ci siano alleati e non gregari» e dove non ci siano più «campanili e bandierine, non più compatibili con le esigenze del mercato». Perché – conclude il presidente uscente – «il diritto di cittadinanza sul mercato globale si chiama competitività».