Corte di Cassazione: un politico può fare caricature di stranieri e un lavoratore può rifiutare il lavoro festivo
ROMA – Due sentenze della Corte di Cassazione sono destinate a far discutere: la prima ha assolto un politico friulano, condannato in primo e secondo grado per aver affermato “basta stranieri, se delinquenti”, la seconda ha dato ragione a una lavoratrice che si era rifiutata di prestare la sua opera in un giorno festivo.
STRANIERI – La caricatura di stranieri che delinquono è messaggio politico “grossolano” e carico di “pregiudizio”, ma non costituisce reato, specie se si è in periodo di campagna elettorale. La Cassazione ha assolto con questa motivazione, perché il fatto non sussiste, un politico friulano, Stefano Salmè, candidato alle elezioni europee del 2013 con la Destra Sociale – Fiamma Tricolore. L’Italia “assediata” da un nero spacciatore, un cinese venditore di merci contraffatte, un musulmano con cintura esplosiva, due rom pronti depredare e un Abramo Lincoln, rappresentazione della finanza americana, attorniato da dollari svolazzati, e lo slogan “basta usurai – basta stranieri”: questo il messaggio con cui Salmè aveva approcciato la competizione elettorale. E che gli era costato una condanna, in primo e secondo grado, a una multa di tremila euro per aver propagandato idee fondate sulla superiorità di una razza e sull’odio razziale.
I giudici della Terza sezione penale della cassazione (sentenza numero 36906) sono andati di contrario avviso e hanno sottolineato come “la discriminazione per l’altrui diversità è cosa diversa dalla discriminazione per l’altrui criminosità”, e che “in definitiva un soggetto può anche essere legittimamente discriminato per il suo comportamento, senza che si incorra in sanzionale penale”. Il volantino in questione, ad avviso della Cassazione, “in maniera alquanto grossolana, vuole veicolare un messaggio di avversione politica verso una serie di comportamenti illeciti che, con una generalizzazione che appare una forzatura anche agli occhi del destinatario più sprovveduto, vengono attribuiti a soggetti appartenenti a determinate razze o etnie”. Ma non costituisce “una propaganda penalmente rilevante”.
LAVORO – La seconda sentenza ha affermato che il datore di lavoro non può costringere un dipendente a lavorare in una giornata festiva infrasettimanale. Ed è illegittima la sanzione disciplinare che punisce il suo rifiuto. La Cassazione ha accolto il ricorso di un’addetta alle vendite della Loro Piana di Romagnano Sesia, multata nel 2004 per non essersi presentata al lavoro il giorno dell’Epifania. La Cassazione ha ribadito che solo per il personale dipendente di istituzioni sanitarie pubbliche o private sussiste l’obbligo della prestazione lavorativa durante le festività per esigenze di servizio e su richiesta datoriale.