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Doping nell’atletica italiana: chiesti 2 anni di squalifica per 26 tesserati Fidal

Atletica, Andrew Howe
Atletica, Andrew Howe

ROMA – A 8 mesi dall’inizio delle Olimpiadi di Rio de Janeiro l’atletica leggera italiana è nel caos. L’Ufficio di Procura Antidoping della Nado Italia ha deferito con una richiesta di squalifica di due anni ben 26 tesserati della Federazione Italiana di Atletica Leggera.

Sono accusati di aver violato due articoli del Codice Sportivo Antidoping, il 2.3 (elusione del controllo antidoping) e il 2.4 (mancata reperibilità). Per altri 39 atleti, sempre della Fidal, è stata richiesta l’archiviazione.

Sono queste le risultanze dell’operazione «Olimpia» condotta dai Carabinieri del Nas e Ros di Trento su ordine della Procura della Repubblica di Bolzano. L’indagine era scattata nel 2012 a seguito della positività all’eritropoietina del marciatore Alex Schwazer, squalificato a 3 anni e 9 mesi.

Nella black list figurano il bronzo olimpico di salto triplo a Londra 2012, Fabrizio Donato, quindi l’ex campione del mondo di salto con l’asta a Parigi 2003, Giuseppe Gibilisco, il vicecampione mondiale di salto in lungo ad Osaka 2007 e campione europeo del 2006, Andrew Howe, il maratoneta Ruggero Pertile, quarto ai recenti Mondiali di Pechino e che recentemente con una campagna sui social aveva chiesto la radiazione dalla nazionale di Alex Schwazer, i mezzofondisti altoatesini, Silvia Weissteiner (bronzo sui 3000 metri agli Euroindoor del 2007) e Christian Obrist, il velocista Matteo Galvan, e Daniele Meucci, nel 2014 a Zurigo laureatosi campione europeo in maratona.

La lista prosegue con Roberto Bertolini, Migidio Bourifa, Filippo Campioli, Simone Collio, Roberto Donati, Giovanni Faloci, Daniele Greco, Anna Incerti, Andrea Lalli, Stefano La Rosa, Claudio Licciardello, Jacques Riparelli, Silvia Salis, Fabrizio Schembri, Daniele Secci, Kaddour Slimani, Gianluca Tamberi e Marco Francesco Vistalli. Molti degli atleti sono stati raggiunti dalla notizia mentre si trovano in raduno con la nazionale.

Sulla vicenda è intervenuto il presidente della Fidal, Alfio Giomi che ha ribadito «la totale fiducia nell’operato della Procura Antidoping del Coni auspicando una rapida conclusione dell’iter giudiziario». Giomi tiene a ricordare «che il Consiglio federale attualmente in carica ha stabilito il 28 febbraio dello scorso anno che gli atleti, al secondo mancato controllo oppure mancata comunicazione, perdano ogni forma di assistenza da parte della Federazione ed inoltre, che lo stesso Consiglio ha varato il 20 dicembre 2013 il Codice etico dell’atletica italiana, che prevede, tra le altre cose, l’automatica esclusione dalle squadre nazionali per gli atleti condannati a pene superiori ai due anni di squalifica per fatti di doping».

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