
Monte dei Paschi: due ex sindaci di Siena rivelano intrecci politici alla Commissione d’inchiesta regionale

FIRENZE – La commissione di inchiesta del Consiglio regionale della Toscana su Mps ha ascoltato due ex sindaci di Siena.
Pierluigi Piccini, sindaco di Siena dal 1990 al 2001, ha dichiarato: «La politica, non soltanto locale, ha deciso le sorti della Fondazione e della Banca in riunioni che avvenivano fuori dalle istituzioni. Io stesso sono stato oggetto continuo di pressioni da parte del partito cui appartenevo, perché facessi certe operazioni e non altre». E aggiunge: «Nel 2004 Giuseppe Mussari, presidente della Fondazione, porta in evidenza tutte le riserve e le distribuisce a tutti i soci, anche di minoranza. Il Monte compra così tutti: a destra, a sinistra, in alto, in basso, a livello nazionale, regionale, locale. Diventano i padroni, non solo della banca…».
Maurizio Cenni, in carica dal 2001 al 2011, ha parlato di punti oscuri, di qualcosa che non quadra sull’acquisizione di Antonveneta. Riferendosi anche a Banca 121, Cenni ha rievocato pressioni politiche. «Si diceva che Massimo D’Alema fosse lo sponsor di questa operazione. Fu pagata troppo ed era un istituto di credito ‘virtuale’, senza penetrazione nel territorio pugliese», ha aggiunto Cenni.
La commissione di inchiesta ha in programma altre audizioni, a partire dal finanziere Davide Serra per le sue dichiarazioni sull’influenza del Pd nella vicenda. «Dalla ricostruzione dei due sindaci emerge che il patto del Nazareno esisteva già negli anni passati – ha commentato il presidente della commissione Giacomo Giannarelli (M5s). – Quando, cioè, uomini legati a Denis Verdini di Forza Italia entrarono in Fondazione e nel consiglio di amministrazione della banca e quando la sostituzione di Giuseppe Mussari con Gabriello Mancini ha sancito il patto tra Margherita e Ds», ha aggiunto Giannarelli.