Pubblica amministrazione, precari: una sentenza della cassazione aprirà nuove voragini nei conti pubblici
ROMA – Altri esborsi ingenti in vista per i nostri conti pubblici già disastrati. E nuovi guai in vista per la coppia Renzi-Padoan il cui operato economico è all’esame dei severi giudici della Commissione Ue. Il 15 marzo scorso una sentenza della Cassazione ha infatti sancito che il dipendente pubblico al quale siano stati riconosciuti contratti a tempo determinato per un totale di almeno 36 mesi ha diritto al risarcimento, e si calcola che siano 80 mila i precari della Pa potenzialmente titolati a far causa allo Stato e destinati ad una facile vittoria . Le Sezioni unite civili della Cassazione hanno risolto così, nella sentenza 5072/2016 depositata il 15.3.2016, l’intricata questione delle tutele per il pubblico impiego contro l’abuso dei contratti a termine. I lavoratori del pubblico impiego che hanno subito un contratto a tempo determinato illegittimo hanno diritto a un risarcimento “automatico”, di un valore che può oscillare da un minimo di 2,5 a un massimo di 12 mensilità a seconda dell’anzianità di servizio, del comportamento delle parti e degli altri criteri fissati dalle regole sul rapporto di lavoro.
Un riconoscimento economico che, peraltro, non ha neppure bisogno di essere provato in Tribunale attraverso documenti o testimonianze in quanto è sufficiente dimostrare che il rapporto di lavoro è durato oltre tre anni. Resta però esclusa la possibilità di stabilizzazione perché l’assunzione nella Pa, secondo le regole dell’ordinamento italiano, è legata al superamento di un concorso.
Secondo le notizie raccolte dalla Cgil, migliaia di precari lasciati a casa senza impiego o comunque prossimi alla scadenza del loro contratto senza alcuna chance di ulteriore rinnovo si stanno già muovendo per portare lo Stato in giudizio. Se tutti gli 80 mila precari si muovessero e venisse loro riconosciuto il massimo dell’indennizzo previsto (in media 21 mila euro lordi ), il ministero del Tesoro sarebbe costretto a pagare 1,7 miliardi di euro. Ma se anche l’indennizzo non toccasse a tutti, l’esborso rischia comunque di essere cospicuo e comunque non inferiore a 7-800 milioni di euro.
Questa forma di tutela è sufficiente a rispettare gli obblighi europei che impongono alle leggi nazionali di contrastare l’abuso del contratto a termine senza imporre la stabilizzazione del rapporto di lavoro, che nell’ordinamento italiano contrasta con il principio dell’accesso alla Pubblica amministrazione solo tramite concorso. Secondo le regole comunitarie «il lavoratore è esonerato dalla prova del danno» con la conseguenza dello scatto automatico della sanzione, una volta accertata l’illegittimità. Il responsabile settori pubblici della Cgil Michele Gentile evidenzia come ora il dipendente pubblico possa contare su un rimborso «certo». Ma per il sindacalista il problema «delle stabilizzazioni» nel pubblico resta, vista anche la prossima «esclusione dei co.co.co nella P.A», dal primo gennaio 2017.