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Primarie Usa: Donald Trump fa l’en plein, Hillary Clinton guadagna 4 Stati su 5

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NEW YORK – Nonostante l’incontro con il vituperato (solo in Italia) leghista Matteo Salvini e superando di slancio ancora una volta gli anatemi papali, Donald Trump va avanti, inarrestabile. Ieri sera ha conquistato tutti e cinque gli Stati – Pennsylvania, Connecticut, Maryland, Delaware e Rhode Island – in cui si votava nel nuovo round di primarie e in questo modo si avvicina sempre più alla nomination repubblicana. Hillary Clinton ha invece battuto Bernie Sanders in quattro Stati (tranne il Rhode Island) e si appresta a raggiungere il numero necessario di delegati per la nomination già entro la metà di maggio. Per Trump – scrive il New York Times – quello di ieri è stato un record, visto che ha vinto i cinque Stati con maggioranze comprese tra il 55 e il 60%, un risultato che non vedeva da mesi.

In questo modo il miliardario odiato dall’establishment del partito sottolinea ancora di più l’impossibilità per gli altri candidati di arginare la sua avanzata, che potrebbe portarlo diretto alla convention di Cleveland come vincitore. Proprio per questo Ted Cruz e John Kasich si sono alleati, per cercare di fermare Trump nei prossimi appuntamenti elettorali. Adesso il partito repubblicano guarda all’Indiana, dove le primarie si svolgeranno il 3 maggio. Cruz sente ancora di più la pressione visto che grazie all’asse creato con Kasich sarà lui a dover battere Trump, anche se per ora in molti mettono in dubbio l’efficacia del ticket.

Passando sul fronte democratico, dopo la vittoria a New York Hillary Clinton sembra essere rinata: ha vinto nei quattro Stati più importanti, portando a casa il Maryland e la Pennsylvania, dove si assegnava il maggior numero di delegati. La vittoria finale su Sanders per l’ex first lady, se continua con questo passo, potrebbe arrivare all’inizio di giugno, oppure anche il 17 maggio (con il voto in Oregon e in Kentucky).

Ieri sera a Philadelphia Clinton ha promesso che tornerà nella città della convention democratica con “il maggior numero di voti e il maggior numero di delegati garantiti”. Da parte sua Sanders, parlando a 6.500 persone in West Virginia, dove si voterà il prossimo 10 maggio, ha detto che non intende ritirarsi dalla corsa. Anzi, ha fatto un appello ai superdelegati, chiedendo di sostenerlo perché ha avuto più voti di cittadini indipendenti e repubblicani di Clinton, cosa che lo rende un candidato più forte nelle elezioni del prossimo novembre. Mentre Sanders ha ancora qualche margine di manovra, Trump se dovesse vincere le primarie dell’Indiana avrebbe conquistato matematicamente la nomination alla convention di luglio.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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