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Scuole, terremoto: oltre 10.000 edifici sono a rischio sismico. I dati della Presidenza del Consiglio

Il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia (Campobasso)

ROMA – Il terremoto che ha causato quasi 300 morti nelle province di Rieti e Ascoli Piceno ha messo in evidenza anche l’insufficienza della ristrutturazione degli edifici scolastici. Dopo il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia, con la morte di tanti bambini, praticamente fu cancellata un’intera generazione del paese, i politici, come in ogni occasione, si stracciarono le vesti: mai più una tragedia come questa, gli interventi nelle scuole sono una priorità assoluta. Ma poi, passato l’evento, le priorità cambiano e ciascun governo sceglie le sue, dimenticando quelle essenziali per la popolazione. In questo momento ad esempio tiene banco il referendum di autunno, anche se da qualche giorno purtroppo è oscurato dalle vicende del terremoto.

RENZI – Le lacrime di Renzi ai funerali delle vittime marchigiane e le sue promesse: “non vi abbandoneremo” dovrebbero far presagire una particolare attenzione a questi problemi, ma si sa il tempo passa e i politici dimenticano. Una volta di più questo terremoto ha dimostrato che anche nella scuola di Amatrice, ridotta a un cumulo di macerie, si è rischiata un’ulteriore tragedia, tanto che quell’edificio crollato – anche se restaurato da soli quattro anni – è diventato l’ennesimo simbolo dell’incuria italiana. Il complesso onnicomprensivo Romolo Capranica era stato ristrutturato con un intervento da 200 mila euro, poi ovviamente lievitati a 511 mila in corso d’opera. Soldi buttati, è crollato lo stesso. Se la terra avesse tremato con gli studenti all’interno dell’edificio, si sarebbe ripetuto il macabro film visto a San Giuliano di Puglia nel 2002: 27 morti tra i banchi.

AMATRICE – Oggi ad Amatrice restano muri sbriciolati, 230 studenti senza classe (numero che sale a 700, se si considerano anche gli altri Comuni) e ci si chiede: come può crollare una scuola rifatta di recente secondo le vigenti normative antisismiche? A rispondere dovrà essere la procura di Rieti, che ha aperto un’indagine. Ma i genitori italiani restano con la certezza che una buona parte degli edifici dove studiano i nostri figli non sono sicuri.

SCUOLE – I dati forniti dalla Presidenza del Consiglio ci dicono che in Italia 20.500 scuole su 42 mila sorgono in zone ad elevato pericolo sismico. Dal Friuli alla Sicilia, 3.500 si trovano in zona 1 (rischio altissimo) e 17 mila in zona 2 (rischio alto). «Stimiamo che fino al 50% di questi edifici necessitino di interventi di adeguamento sismico», spiega l’architetto Laura Galimberti, coordinatrice della task force della Presidenza del Consiglio. Oltre diecimila scuole dunque potrebbero non reggere l’urto di un terremoto.

ANAGRAFE – Secondo i dati dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica il 50% degli istituti italiani è stato costruito prima del 1971, anno di entrata in vigore dell’obbligo di certificazione del collaudo statico. Dagli Anni 80 al 2000 sono stati messi in sicurezza soltanto 3 mila edifici. Il governo Renzi però ha intensificato gli interventi: sono 845 gli interventi di adeguamento sismico realizzati dal 2014 ad oggi. Ma è necessario fare ancora molto e soprattutto spendere ancora molto. La stima fatta dalla Protezione civile dopo il terremoto dell’Aquila, ha valutato che la ristrutturazione antisismica dell’intero patrimonio scolastico costerebbe tra 8 e 13 miliardi.

TOSCANA – Secondo la presidente dell’ordine dei geologi, Maria Teresa Fagioli, in Toscana su un totale di 287 Comuni 92 sono ad alto rischio, 164 a rischio medio e solo 24 sono a basso rischio. Per quanto riguarda le scuole, dai dati del censimento dell’edilizia scolastica del ministero dell’Università e della ricerca (2012) risulta che in Toscana su 2.839 edifici scolastici solo 566 sono stati progettati in accordo con le normative antisismiche, gli altri, cioè l’80% del totale, no.

ASSOCIAZIONI – Per Legambiente quattro scuole italiane su dieci non sono a norma dal punto di vista anti-sismico. Cittadinanzattiva ha quantificato i crolli nell’anno scolastico 2015/2016: venti, in media due al mese. Serve più prevenzione, dicono gli esperti. Nel 2015 il governo ha stanziato 40 milioni per le indagini diagnostiche. Hanno fatto domanda 13.500 istituti. Significa che oltre 29 mila scuole non hanno neppure richiesto il monitoraggio. Sicuramente la strada per la sicurezza è ancora lunga.

Occorre un grande sforzo organizzativo, economico, tecnico e finanziario per varare un piano pluriennale d’interventi. Il governo ci potrebbe riuscire, a patto che non butti risorse preziose solo per accaparrarsi, a fini propagandistici, la collaborazione di architetti famosi, preferibilmente di area: c’è bisogno di un’organizzazione valida, che possa operare sull’intero territorio nazionale seguendo criteri univoci; in una sola parola c’è bisogno di praticità e solidità più che di bellezza (termine che, ahinoi!, ritorna molto spesso sulla bocca del premier).


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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