Migranti: governatori di centrodestra, Liguria, Lombardia, Veneto rivolta contro le imposizioni dei prefetti
«I governi regionali qui convenuti non riconoscono le quote e le modalità di assegnazione loro attribuite». I tre governatori di centrodestra, il veneto Luca Zaia, il ligure Giovanni Toti e il lombardo Roberto Maroni hanno firmato la «carta di Genova» su immigrazione e sicurezza. Dopo gli ultimi arrivi in massa, che mettono in difficoltà sindaci e prefetti, torna ad esplodere lo scontro fra alcune regioni e il Viminale sull’accoglienza indiscriminata dei migranti.
L’incontro trilaterale era stato convocato proprio per sottoscrivere un testo condiviso, fra gli esponenti di Lega Nord e Forza Italia, da inviare al premier Matteo Renzi. «Non riconosciamo le quote di migranti assegnate dal Governo — hanno spiegato Zaia, Toti e Maroni — cui chiediamo di dichiarare subito lo stato d’emergenza, di bloccare i flussi alla partenza creando centri di prima accoglienza in Nord Africa, di promuovere accordi bilaterali per i rimpatri, di predisporre piani di miglioramento delle condizioni di vita nei luoghi di origine dei migranti economici, di confermare il reato di immigrazione clandestina, di istituire centri di identificazione ed espulsione solo tramite accordi con le Regioni, di pensare a soluzioni ad hoc per le Regioni di confine diminuendo le quote di richiedenti asilo assegnate in fase di ripartizione, di ripristinare il sistema dei flussi».
Dopo la sottoscrizione dell’atto, Zaia ha però affondato ulteriormente il colpo, puntando il dito contro i prefetti, pur senza nominarli direttamente. «È stato fatto uno Stato Regioni qualche anno fa — ha affermato il governatore del Veneto, alludendo al noto tavolo di confronto istituzionale attorno a cui continuano le polemiche — e da allora la quota è stata rinnovata per ben 14 volte. Qualcuno, infischiandosene del fatto che i presidenti di Regione non hanno più detto nulla, continua a mandarci quote. Se questo è diventato un gioco, noi non siamo qui per giocare». Immediata la replica del prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno, a cui si deve l’idea di dare il lavoro ai migranti prima che agli italiani: «Noi esercitiamo semplicemente la nostra responsabilità, che peraltro deriva dalla legge. Onestamente non ho niente da dire di più, se non che noi manteniamo gli impegni che abbiamo preso giurando fedeltà alla Repubblica Italiana. Quello che il governo ci dice di fare, noi lo facciamo, in quanto abbiamo il dovere di trovare delle soluzioni ai problemi». Quanto alla previsione di nuovi arrivi in Veneto e nelle altre due regioni interessate, Morcone ha smorzato i toni: «Gli sbarchi sulle coste continuano, ma per ora ce la facciamo senza necessità di chiedere nuove disponibilità». Infatti i migranti stanno arrivando a grappoli in Toscana, accolti a braccia aperte dal governatore Rossi, ma suscitando qualche perplessità nel sindaco Nardella, che denuncia la situazione di Firenze, giunta ai limiti dell’accoglienza.
Ma i tre governatori del Nord non intendono ragioni: «La nostra volontà — hanno sottolineato — è di dire al governo che ci sono soluzioni diverse. Le abbiamo stilate perché non abbiamo l’abitudine di abbaiare alla luna. Il governo non può diventare il tour operator dell’Africa intera, invece il messaggio che manda è: “Venite in Italia che non c’è nessun problema “. Una cosa che in altri Paesi del Mediterraneo non avviene».
Si tratta purtroppo di una polemica, ma soprattutto di un problema irrisolto e destinato a durare a lungo, anche perché non si intravede alcuna soluzione immediata, con gli altri Stati che respingono i migranti, che bloccano le frontiere, e con il governo italiano e le varie Caritas e associazioni interessate che spingono per l’accoglienza indiscriminata. Adesso la neghittosa e incapace Unione Europea vorrebbe presentare e varare un nuovo piano Juncker con 30 miliardi di fondi destinati al miglioramento delle condizioni di vita dei migranti nei paesi d’origine; ottima l’intenzione, ma le esperienze precedenti ci dicono che i finanziamenti ingenti finora destinati dall’Ue ai paesi africani sono stati quasi totalmente incamerati dalla classe dirigente e non sono mai andati a vantaggio delle popolazioni. Temo dunque che si tratterà di un altro ingente esborso di denaro pubblico europeo con pochi vantaggi per la riduzione dei flussi di migranti.