“Quella telefonata 27 anni fa dopo l’uccisione di mio padre”
Il 10 febbraio 1986 l’ex sindaco di Firenze Lando Conti si stava recando in Consiglio Comunale a Firenze. All’incrocio tra la via Faentina e via Salviati, la sua auto fu bloccata da un commando di terroristi che aprì il fuoco contro di lui ferendolo a morte con diciassette colpi di pistola. L’omicidio fu rivendicato dalle Brigate Rosse – Partito Comunista Combattente. Alcuni dei colpevoli sono stati processati, altri sono ancora in libertà. Oggi, nell’anniversario del tragico fatto, il figlio Lorenzo scrive un suo pensiero attraverso FirenzePost.
Sono ormai passati ventisette anni da quel giorno che mia madre mi chiamò al telefono: “corri a casa, il babbo sta male…”
Il tempo inesorabilmente passa, gli odori svaniscono, le immagini sono sempre annebbiate ma, ogni volta che è la ricorrenza, quel 10 febbraio 1986 riesce ancora a trasmettermi il dolore della morte.
Su quel muro che qualcuno non voleva neppur che portasse la testimonianza di un orrendo omicidio, si è spenta la vita di un uomo e di una famiglia. L’ipocrisia umana si è fatta forza mentre la purezza delle Istituzioni è completamente svanita.
Proprio come il Sindaco di Roma Nathan, Lando Conti, massone e imprenditore, lavorò al bene della città senza chiedere niente in cambio. A noi figli l’eredità pesante di un massone prestato alla politica che la follia umana ha distrutto. A noi figli l’onere di chiedere verità e giustizia…
Lo stato e la sinistra in particolare non sono pronti per discutere degli anni di piombo. Tante volte ho proposto, come fece Nelson Mandela, un percorso che portasse alla verità in cambio dell’impunità. Ovviamente non ho ricevuto riscontro e a voi lettori uno spunto di riflessione.
D’altro canto neppure il buon sindaco Renzi si è mostrato con volto umano disattendendo perfino le sue promesse fatte per il 25° anniversario: a Lando Conti sarà intestata una strada, un edificio qualcosa di importante nella città e si farà entro il 2011 o al massimo 2012. Ad oggi ancora niente…. E questo è il nuovo che avanza?
Un omicidio il cui processo ha palesemente dimostrato la parzialità e l’incapacità dei magistrati fiorentini, incapacità che sinceramente non ho ancora capito se sia da imputare ad una reale difficoltà oggettiva nel ricercare la verità o banalmente ad un’incapacità soggettiva. Oggi, più di ieri, sono chiamato a far luce su quell’omicidio.
Oggi, come gli anni passati, mi pongo sempre la stessa domanda: come sarebbe stata la mia vita con mio padre presente?
Lorenzo Conti
paolo padoin
Quel giorno di 27 anni or sono ero Capo Gabinetto del Prefetto Mannoni e ricordo perfettamente l’evento che fece ripiombare Firenze nella cupa atmosfera degli anni di piombo. Le riflessioni amare di Lorenzo Conti rispecchiano fedelmente la situazione di molti parenti delle vittime, che ancora attendono la verita’ sull’assassinio dei loro congiunti. Alcune istituzioni offrono ancora occasione di proscenio a molti di coloro che furono protagonisti di quella stagione. Di recente abbiamo assistito all’indegno spettacolo inscenato da reduci terroristi ai funerali di Prospero Gallinari, con la partecipazione di qualche politico e purtroppo di molti giovani. Sono stato vicino a Lorenzo e a Mariella Magi Dionisi quando ero prefetto e continuero’ a sostenere le loro giuste ragioni anche da pensionato. Paolo Padoin