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Bruxelles, vertice Ue: Renzi, immigrazione passo in avanti ma servono fatti non parole

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BRUXELLES – Prima di iniziare la serie di colloqui con gli altri leader europei Renzi ha avuto un incontro con la delegazione di europarlamentari del Pd nel corso del quale sembra abbia detto che le condizioni dell’Europa sono la maggiore preoccupazione nel mondo, preoccupazione che condividerebbe. Ed ha raccontato che dopo la Brexit era convinto che l’uscita della Gran Bretagna sarebbe stata un’occasione di rilancio, mentre invece c’è stata una marcia indietro tra l’incontro di Ventotene, che aveva fatto pensare ad un rilancio, ed il fallimento del vertice informale di Bratislava. Durante i 45 minuti della riunione, riferisce chi era presente alla riunione, Renzi ha parlato della visita alla Casa Bianca spiegando che per il presidente Obama il dossier più delicato che lascerà in eredità a chi gli succederà non sarà tanto la Siria, considerata una grave emergenza ma risolvibile, quanto l’Europa. Ma fonti di Palazzo Chigi negano questa ricostruzione, che potrebbe causare evidentemente qualche problema fra Renzi, le istituzioni europee e gli altri leader del vecchio continente..

Quanto alle discussioni ufficiali della prima giornata del vertice Ue il premier le sintetizza così: durante il Consiglio Europeo “ci sono state tre o quattro discussioni importanti, quella sulla situazione drammatica in Siria, una lunga discussione sull’immigrazione; si è parlato in generale dei rapporti con la Russia e si è parlato di alcune questioni specifiche che immagino riprenderemo domani, perché è tardi, sugli accordi commerciali con il Canada e sulla mancata ratifica” dell’accordo Ue-Ucraina da parte dei Paesi Bassi. “Bene la parte sull’immigrazione, dove con le parole si sono fatti alcuni passi avanti. Noi continuiamo a dire che più delle parole servono i fatti”.

Infatti, dopo le proteste italiane al vertice di Bratislava, è stato inserito un ampio paragrafo sull’Africa e in particolare sui “compact” con cinque Paesi di origine e di transito (Mali, Senegal, Niger, Etiopia e Nigeria). Un passo avanti secondo il governo italiano, che però rischia di rimanere a bocca asciutta sull’altro fronte dell’immigrazione, quello interno. Non è infatti prevista un’intensa discussione sulla relocation, la distribuzione dei richiedenti asilo, a oggi in fase di stallo per via del rifiuto di alcuni Paesi di accettare i rifugiati. Renzi vorrebbe inchiodare gli Stati più reticenti alle loro responsabilità e spinge perché vengano sanzionati, ma par di capire che non è aria.

Quanto alla breve discusione sulla Brexit la sintesi la traccia il il Presidente francese, Franςois Hollande: «Se Theresa May sceglie per una Brexit dura, avrà un negoziato duro».

Oggi il seguito e le conclusioni.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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