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Migranti: perfino Papa Francesco cambia indirizzo, accogliamoli con prudenza

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Da qualche tempo anche alcuni fautori dell’accoglienza indiscriminata ad ogni costo stanno facendo qualche opportuno passo indietro. Per prima Laura Boldrini, che prima di far carriera politica si occupava di rifugiati, tempo fa si è accorta che forse bisognava prestare maggiore attenzione agli italiani terremotati, ai senza lavoro, agli sfollati piuttosto che ai presunti profughi, veri migranti economici senza diritto all’assistenza e all’accoglienza. Questi ultimi, è cronaca di ieri, ben pasciuti, nullafacenti, ospitati negli alberghi, hanno anche il coraggio di protestare per il cibo e per il ritardo nella consegna del pocket money, che serve loro per mantenere gli smartphone di ultima generazione.

Papa Francesco, che dalla sua alta cattedra (di San Pietro) era il più giustificato e convinto sostenitore dell’accoglienza e del soccorso adesso, accortosi forse – anche in base ai rapporti delle Caritas – che la situazione in Italia sta diventando esplosiva, ha improvvisamente cambiato registro.

Durante il volo che lo riportava a Roma dopo le celebrazioni dei 500 anni della Riforma di Lutero, nella consueta conferenza stampa in aereo, rispondendo a un giornalista svedese, ha affermato che non dobbiamo spaventarci per i migranti perché l’Europa è stata fatta da una continua integrazione di culture. Ma ha precisato poi: se la Svezia ha perso la sua capacità di accoglienza non è per egoismo, ma perché serve una prudenza nell’accoglienza, per poter dare casa, lavoro, cultura a tutti.

Ha ricordato – forse per la prima volta – che «si deve distinguere tra migrante e rifugiato, che il migrante viene trattato con certe regole e che invece il rifugiato viene da una situazione di guerra, di angoscia, terribile, lo status del rifugiato ha bisogno di più cura». Ha poi aggiunto: «credo che in teoria non si può chiudere il cuore a un rifugiato, ma serve anche la prudenza dei governanti: devono essere molto aperti a ricevere ma anche fare il calcolo di come poter sistemarli, perché non solo un rifugiato lo si deve ricevere, ma lo si deve integrare. Non è umano chiudere le porte, non è umano chiudere il cuore, e alla lunga questo si paga, si paga politicamente come anche si può pagare politicamente un’imprudenza nei calcoli, ricevere più di quelli che si possono integrare».

Papa Francesco in sostanza ha voluto lanciare a tutti i paesi dell’Europa, a quelli considerati egoisti come a quelli più generosi, all’Ungheria e all’Austria come all’Italia e alla Grecia, un messaggio preciso. Continuate o cominciate ad accogliere, questo è un preciso vostro dovere, ma entro i limiti di un’ospitalità non solo umana, ma anche dignitosa e indirizzata alla prospettiva dell’integrazione. In caso contrario neppure per Papa Francesco si realizza un’opera fruttuosa e utile per i rifugiati. Insomma, ci dice in sostanza Pontifex, tenere i migranti due anni nei centri di accoglienza, negli alberghi, per poi respingere la loro richiesta di asilo perché non hanno i requisiti, è un’opera non solo inutile, ma anche dannosa per l’Italia e per gli stessi presunti rifugiati.

Queste parole di Papa Francesco seguono di poco quelle del ministro dell’interno tedesco De Maizière, che sostanzialmente ha risposto alle accuse di Renzi alla Germania e alla Ue sostenendo che la stragrande maggioranza dei migranti che arrivano in Italia sono economici e non hanno diritto all’accoglienza e tanto meno al ricollocamento negli altri paesi Ue.

Sarebbe bene che anche il nostro governo, in primis Renzi e Alfano, meditassero sulle parole del Pontefice, ma anche sulle osservazioni del ministro della Merkel, e cominciassero ad attrezzarsi seriamente per realizzare un’accoglienza selettiva e una seria ed efficace politica dei respingimenti. Prima che, a causa della loro incapacità di governare il fenomeno, si scatenino rivolte della popolazione in molte parti d’Italia, come è già avvenuto in alcune regioni, finora solo in casi isolati.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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