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Referendum, ##Corda tesissima nel Pd, Renzi: «Il No vuole solo spallata a governo». Bersani e Speranza: «Restiamo per l’alternativa»

Renzi e Bersani
Renzi e Bersani

ROMA – Un fronte «unito solo dall’odio verso di noi», che ha come unico obiettivo quello di dare una spallata al governo per tornare loro al potere, come in un film dell’orrore. Matteo Renzi, archiviata la Leopolda che sarà ricordata per i cori «fuori, fuori» all’indirizzo della minoranza Pd, continua a battere l’Italia per la campagna referendaria e continua con la linea rilanciata proprio da Firenze: da un lato
chi prova a cambiare le cose, magari anche facendo qualche errore, dall’altro un fronte eterogeneo che non guarda al futuro dei nostri figli. L’altro bersaglio è ancora l’Europa, con lo scontro con Juncker che sale a livelli mai toccati prima: anche questo in chiave referendaria, perchè – è il ragionamento del premier – serve un governo forte per ottenere il rispetto degli impegni sull’immigrazione e la flessibilità sui conti. Ovvero, il suo governo. Per Renzi dunque la sfida è passato contro futuro, nostalgia contro speranza. Tra chi ha fallito in passato e ora vuole fare fallire anche noi e chi non avrà fatto la riforma perfetta, quella che non si farà mai, ma comunque ha fatto compiere un passo in avanti. E anche se stavolta placa la platea di Frosinone («State buoni, noi non cacciamo nessuno»), il
segretario non fa niente per provare a ricucire lo strappo nel Pd.

Salvo evitare di citare la minoranza Dem nell’elenco dei cattivi: il bersaglio, nei comizi, è ancora il solo D’Alema, non Bersani o Speranza, che ormai sono in piena campagna per il No. L’ex segretario ribadisce l’inconsistenza dell’accordo sull’Italicum, denuncia l’arroganza e la sudditanza nel Pd, ma al pari di Roberto Speranza esclude con decisione la possibilità di lasciare il partito: «E’ casa mia». L’obiettivo lo spiega Speranza: «Si sta nel Pd e ci si batte per cambiare una linea che non convince», con l’augurio che il prossimo segretario del Pd
sia in netta alternativa con questa segreteria. Tra i due fuochi continua a trovarsi Gianni Cuperlo, che in una nota rimprovera
Renzi di non aver stoppato la voglia di epurazione della Leopolda e lo avverte: Una rottura sarebbe tua responsabilità. Ma ormai è
evidente che il congresso Pd si gioca il 4 dicembre. E di questo si parla in Transatlantico, dove l’affondo di Renzi alla Leopolda da alcuni parlamentari Pd viene spiegato così: Se perderà il referendum per Renzi diventa fondamentale come lo perde. Una sconfitta di misura lo lascerebbe ancora in campo per il congresso, ma se così non fosse un candidato alternativo non nascerebbe solo dall’area di Bersani. In quel caso Orlando, o Delrio se accettasse, potrebbero essere candidati ben più forti di un Renzi travolto nelle urne di dicembre. Anche per questo, è la lettura, Renzi ha fatto un discorso tutto rivolto ai suoi, da serrate le fila. Anche perché un segretario delegittimato dal voto – ragiona un altro parlamentare della maggioranza Pd – potrebbe non avere la forza di opporsi al ‘governicchio’ che ha
evocato a Firenze.

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