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Arezzo: Franco Gabrielli ricorda il sacrificio di Emanuele Petri, ucciso dalle nuove Br

AREZZO – Quattordici anni sono trascorsi dalla morte del Sovrintendente Capo della Polizia di Stato Emanuele Petri, ucciso da un colpo di pistola esploso da due terroristi delle Brigate Rosse, mentre espletava il servizio di scorta viaggiatori su un treno regionale in transito sulla tratta Roma-Firenze, affiancato dai colleghi Bruno Fortunato e Giovanni Di Fronzo.

Una tragica vicenda che colpì profondamente la Polizia Italiana e in particolare il Compartimento Polfer della Toscana presso il quale Petri, quarantottenne, nativo di Castiglion del Lago (PG) prestava servizio. Insignito per il suo eroico comportamento di medaglia d’oro al valor civile alla memoria, anche la caserma fiorentina della polizia ferroviaria di Porta al Prato, così come altre strutture, porta oggi il suo nome.

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A quest’appuntamento non ha voluto mancare il Capo della Polizia Franco Gabrielli che, con la sua presenza, ha inteso testimoniare l’affettuosa vicinanza della Polizia di Stato alla moglie dello scomparso signora Alma e al figlio Angelo , anch’egli poliziotto. Tra l’altro, nell’ottobre 2003 il ruolo svolto dall’allora primo dirigente Franco Gabrielli nelle delicate indagini per la cattura dei brigatisti responsabili degli omicidi D’Antona, Biagi e Petri gli valse la promozione a dirigente superiore della Polizia di Stato per meriti straordinari.

Alle cerimonie commemorative tenutesi ad Arezzo e a Castiglion Fiorentino, alla presenza del prefetto Clara Vaccaro e del questore Bruno Failla, di Autorità civili e militari, di colleghi e di cittadini, hanno partecipato anche le rappresentanze di giovani studenti del capoluogo, di Tuoro e di Castiglion F.no. Una corona d’alloro è stata deposta sotto la targa dedicatagli, che è collocata sulla facciata della stazione ferroviaria di Castiglion F.no.


Sergio Tinti

già Comandante Polizia Stradale della Toscana

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