Fisco: parrucchiera multata (500 euro), si è fatta la messa in piega senza emettere lo scontrino
LECCO – Un articolo apparso sul Giornale riporta un caso esemplare di vessazione burocratica dello Stato nei confronti del cittadino onesto, quello Stato che poi non riesce a colpire l’abusivismo, specialmente se praticato dagli immigrati irregolari, che non riesce a combattere efficacemente l’evasione, che lascia liberi, grazie a leggi buoniste, i colpevoli di reati che creano allarme sociale. Ma il fisco è implacabile contro i cittadini normali.
L’ultimo caso in ordine di tempo, citato dal Giornale, è accaduto a Lecco a una parrucchiera. La titolare di un salone è stata sanzionata dalla Guardia di Finanza per essersi fatta la piega nel proprio esercizio senza emettere lo scontrino. La normativa sull’autoconsumo impone infatti, anche allo stesso titolare dell’attività, di emettere la fattura o lo scontrino fiscale. Questa è la sconsolante realtà.
La parrucchiera di Lecco, probabilmente ignara di questa circostanza, ha pensato di farsi la piega nei tempi morti dell’attività, fra una cliente e l’altra. E, senza rendersene conto, è diventata un evasore fiscale, tanto da ricevere dai finanzieri una multa di 500 euro. Quando le hanno contestato la violazione, ha pensato a uno scherzo, ma si trattava invece della cruda realtà. La realtà di un Paese nel quale il cittadino è un suddito che deve piegarsi ogni qualvolta un burocrate, da Roma o Bruxelles, imponga norme incomprensibili, contradditorie, in antitesi con il buon senso.
E così lo Stato se la prende con una parrucchiera di Lecco o con un barista di Albisola Superiore, che si è bevuto un caffè nel proprio bar, costatogli 500 euro; o perseguita un cafè restaurant di Carpi perché il titolare ha evaso 95 centesimi non emettendo scontrini e lo bastona con una multa di 2.400 euro; oppure sanziona pesantemente un imprenditore di San Donà di Piave perché ha scaricato con il carrello elevatore, che non ha la targa, un camion a un metro dall’azienda e non dentro la sua proprietà. E’ questo il florilegio di esempi significativi di ordinaria burocrazia riportato dal Giornale. Si comprende perché i cittadini non si fidino dello Stato e dell’amministrazione, visti questi precedenti.