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Primo maggio: manifestazioni e violenze dei centri sociali. La protesta dei sindacati di polizia

Foto tratte dal giornale La Stampa

ROMA – In occasione delle consuete, e trite, manifestazioni del primo maggio (neppure il concertone romano ha avuto straordinario successo) le Forze di polizia sono state chiamate ad un impegno rilevante e stressante sia per controllare che tutto si svolgesse in ordine, sia per contrastare le ormai consuete contromanifestazione di antagonisti e esponenti di destra. Che si sono svolte a Torino, Milano e Massa. La manifestazione torinese in particolare ormai da anni (già dal 2008, quando arrivai come prefetto del capoluogo piemontese) assume la veste di confronto fra sindacati e istituzioni da una parte e centri sociali dall’altra (in particolare Askatasuna e Gabrio). Il prologo torinese quest’anno è stato sconcertante: gli antagonisti hanno inscenato l’investimento di due sagome di poliziotti, fra grandi applausi, da parte del camion che abitualmente accompagna, con l’impianto di amplificazione, le loro prodezze. Il 1 maggio invece ci sono stati scontri con la Polizia (tre fermati) che voleva impedire agli antagonisti, armati di spranghe e bastoni, di accedere in Piazza San Carlo, sede della celebrazione ufficiale. E per di più in quest’occasione alcuni esponenti grillini si sono espressi a favore degli antagonisti, ai quali la polizia avrebbe impedito di manifestare le loro posizioni (con mazze, caschi e bastoni). Notato in quest’occasione il silenzio del sindaco M5S di Torino, Chiara Appendino.

A questo punto sono scattate le proteste dei sindacati di polizia, che si sono sentiti becchi e bastonati. «Fingono di parlare di lavoro e integrazione, ma in realtà questi delinquenti hanno un solo obiettivo: la violenza contro chi veste una divisa». Lo afferma in una nota Franco Maccari, segretario generale del Coisp, sindacato indipendente di Polizia. Che ne ha anche per i sindacati organizzatori della manifestazione: «Sul palco – prosegue Maccari – i sindacati confederali a fare tante chiacchiere a proposito del lavoro, ma il vero tema di questo primo maggio è proprio il lavoro degli appartenenti alle forze dell’ordine, costretti a prepararsi ad ogni manifestazione come ad una possibile guerriglia, costretti a diventare bersagli dell’odio dei cosiddetti antagonisti dei centri sociali, criminali che godono di un’assurda rete di protezione politica, a differenza degli uomini e delle donne che, mandate in strada a garantire la sicurezza della gente e degli stessi manifestanti, sono abbandonati al loro destino se restano feriti o se finiscono per non rientrare più nelle loro case. Noi siamo dalla loro parte, dalla parte di chi è in trincea – conclude Maccari – per garantire la sicurezza e la legalità, pagando sempre un prezzo troppo alto». Sacrosante parole su cui dovrebbe riflettere la politica, quella politica che pensa invece a schedare gli esponenti delle Forze dell’ordine che garantiscono la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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