
Pensioni perequazione: il 24 ottobre fissata la sentenza della Corte costituzionale
L’annosa questione della perequazione delle pensioni non corrisposta o corrisposta solo parzialmente dal governo Renzi sembra avviarsi a soluzione. Milioni di pensionati hanno fatto ricorsi giurisdizionali e giudiziari contro il provvedimento, giudicato illegale, del governo del rottamatore, che infischiandosene delle sentenze della Consulta, aveva restituito e poi accordato in modo molto parziale quanto dovuto agli aventi diritto, sacrificando milioni di pensionati. Che hanno reagito per via giudiziaria attraverso patronati, sindacati e avvocati. Tanto che la Consulta è stata sommersa di rinvii da parte di Corti dei Conti e tribunali e finalmente ha fissato per il 24 ottobre 2017 la tanto attesa udienza che dovrà esprimersi sulla presunta incostituzionalità del d.l 65/2015, meglio conosciuto da tutti i pensionati come Bonus Poletti!
Il Bonus Poletti, come noto, è l’ una tantum applicata dal legislatore renziano alla rivalutazione delle pensioni delle migliaia di cittadini già colpiti dalla manovra del Governo Monti e del Ministro Fornero a fine 2011, un bonus che, nonostante il chiaro monito espresso dalla corte costituzionale con la sentenza 70/2015, ha rinnovato un iniquo meccanismo perequativo delle pensioni interessate ignorando l’irritazione del giudice costituzionale per la sistematica reiterazione di meccanismi costrittivi dei diritti dei pensionati di cui alla norma dichiarata incostituzionale (art. 24 comma 25 dl. 201/2011 convertito con legge 214/2011 cd legge Fornero).
Con il Bonus Poletti in palese violazione dell’ art. 136 cost. – che sancisce il generale principio del giudicato costituzionale – lo stato ha violato ogni principio di proporzionalità e ragionevolezza!
Per i ricorrenti potrebbe essere una buona indicazione il fatto che relatore ed estensore della sentenza del prossimo ottobre sarà lo stesso magistrato che gia nel marzo 2015 aveva steso la pronuncia che dichiarò l’illegittimità costituzionale del dl 201/2011 convertito dalla legge 214/2011 e che tramite la sentenza 70/2015 aveva evidenziato come il blocco e/o le restrizioni alla perequazione della pensione ivi adottate si ponessero in contrasto con gli invalicabili principi di ragionevolezza e proporzionalità. Speriamo che segua la linea tracciata finora, senza prestare ascolto alle pretese del governo di essere autorizzato a violare la legge in forza della tutela della finanza pubblica. La nuova composizione della Corte, la nuova presidenza e il precedente (che dovrebbe costituire un unicum) della sentenza che aveva legittimato il contributo di solidarietà nei confronti degli assegni più alti non dovrebbero costituire un rischio, ma è bene attendere cosa in concreto dirà la Corte.

franco pasquini
perche lo stato prende i soldi ai pensionati e non li toglie dai compensi dei politici che aumentano sempre?