Usa: ordinanza antiimmigrati, la Corte suprema dà ragione a Trump e ripristina parzialmente l’ordine esecutivo
NEW YORK – Primo successo giuridico di Trump e delle sua ordinanza antiimmigrati islamici, dopo che numerosi tribunali, evidentemente favorevoli alle tesi obamiane, avevano annullato l’esecutività del provvedimento. La Corte suprema Usa, accogliendo la richiesta di esaminarne la costituzionalità, ha ripristinato una parte dell’ordine esecutivo del presidente Donald Trump che prevedeva lo stop temporaneo agli ingressi da sei paesi a maggioranza musulmana, già fermato da due diversi tribunali d’Appello. I cittadini dei sei stati indicati nell’ordine del presidente, soprannominato muslim ban, Iran, Somalia, Sudan, Yemen, Siria e Libia, potranno entrare in Usa solo se hanno collegamenti o relazioni negli Stati Uniti (parenti, lavoro). In tutti gli altri casi, coloro che richiedono un visto e non hanno un familiare o un lavoro negli Usa potrebbero essere non accettati. Questo fino a questo autunno, quando i nove giudici valuteranno se il muslim ban del presidente americano sia o meno incostituzionale.
L’ordine esecutivo di Trump, nella sua seconda e più moderata versione, è stato bloccato da due diversi tribunali d’Appello perché ritenuto incostituzionale. Vieta ai cittadini di sei Paesi a maggioranza musulmana di entrare negli Stati Uniti per 90 giorni e ferma per 120 giorni il programma di accoglienza di rifugiati da questi Paesi. La decisione della Corte suprema rappresenta una vittoria per i leader repubblicani, convinti che il divieto è necessario per mantenere la sicurezza nazionale.
Nel chiedere l’intervento della Corte suprema, l’amministrazione Trump aveva chiesto ai nove giudici di lasciare in vigore il bando fino a quando non sarà presa una decisione definitiva. La Corte suprema ha deciso di accogliere in parte la richiesta.
La decisione unanime di oggi della Corte Suprema è una vittoria chiara per la nostra sicurezza nazionale, ha commentato il presidente americano Donald Trump.