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Pensioni: papa Francesco attacca quelle d’oro (magari ottenute con 45 anni di lavoro…). Ma non tocca gli assegni degli alti prelati

ROMA – Sua Santità nelle frequenti esternazioni, che talvolta poco hanno a che fare con il ruolo della Chiesa, si è spinto anche a condannare le pensioni d’oro, che costituirebbero un’offesa al lavoro, trovando subito l’appoggio e il consenso entusiasta di Giorgia Meloni (FdI), che ha rilanciato subito il suo cavallo di battaglia, un po’ appassito, chiamando il parlamento a raccogliere l’invito augusto del Papa. Che probabilmente ha voluto cavalcare, come ogni tanto succede, l’onda populista, anche se non si sa quale sia il livello al quale Sua Santità identifica una pensione dorata. Gli interventi del Pontefice suscitano attenzione, ma su certi argomenti dovrebbero essere più mirati. Le pensioni nel mirino del presidente Inps, Tito Boeri, sono quelle fra 3 e 5mila euro lordi al mese. Pensioni maturate, molto spesso, con oltre 40 anni di lavoro, soprattutto da dipendenti che hanno versato, contemporaneamente, contributi e tasse fino all’ultimo spicciolo. Probabilmente chi scrive gli interventi del Papa non sa che chi percepisce 400-500 euro al mese di pensione non ha versato quasi nulla, e forse neppure conosce a menadito la differenza fra previdenza e assistenza.

Ma se davvero Bergoglio fosse in accordo col bocconiano presidente Inps, Boeri, si potrebbe invitarlo a dare subito il buon esempio in casa sua, cominciando a ridurre le pensioni degli alti prelati. Sul cui ammontare non ci sono fonti ufficiali, solo qualche accenno sul web e su qualche articolo reperito online. Dai quali si trarrebbe, ad esempio, che il cosiddetto ‘piatto cardinalizio’ previsto per i cardinali pensionati, stabilirebbe una cifra pensionistica di circa 5mila euro al mese. La definizione deriva dalla circostanza che così veniva chiamato lo stipendio «quando un servo in livrea recava al porporato la borsa delle monete su un piatto d’ argento – si legge ne La santa casta della Chiesa di Claudio Rendina -. Tale somma annuale netta era pari a 150mila euro, assegnata in rate mensili dall’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica), al quale si aggiungeva un’ integrativa a Natale e Pasqua e il cosiddetto “rotolo cardinalizio”, una somma tratta dalle rendite del Sacro Collegio presso lo Ior».

Un ulteriore indizio viene da un articolo pubblicato dal giornale Libero, nel quale si narra di una petizione lanciata sulla piattaforma change.org dal veneziano Ciro Verrati, presidente di Laicitalia. La petizione, che macina polemiche nel web, era stata indirizzata sia all’allora Presidente del Consiglio Renzi, sia al Presidente dell’ Inps Tito Boeri e riguarda la pensione di sua Eminenza Franco Bagnasco, ex presidente della Cei. Scrive Verrati: «Bagnasco, che è anche generale di brigata, ha diritto ad una pensione che si aggira, secondo alcune fonti attorno a 4.000 euro, ma secondo alcuni la pensione erogata dall’ Inps in suo favore sarebbe addirittura di 7.000 euro, nonostante abbia prestato servizio nell’ esercito, quale ordinario militare, per soli tre anni».

Questa è la situazione attuale, alla quale Papa Francesco non sembra aver apportato alcun rimedio, ma in compenso lancia strali contro chi, avendo lavorato duramente per 40-45 anni, gode adesso di un trattamento corrispondente a quanto ha versato prima all’Inpdap e poi all’Inps. Anche al Papa, ma soprattutto ai collaboratori che gli preparano la traccia dei discorsi, si potrebbe chiedere d’informarsi meglio prima di parlare, soprattutto per l’enorme peso, anche morale, che le sue parole hanno nei confronti di una buona parte della pubblica opinione.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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