Musica: Vasco entra nella storia mondiale del rock con la festa-kolossal di Modena. Davanti a 220mila fans (Foto)
MODENA – Come un fantastico riassunto: quarant’anni di carriera in oltre 3 ore di musica, dal tramonto ad una nuova alba… chiara. Per il concerto-kolossal al Parco Enzo Ferrari di Modena, che gli garantisce definitivamente un posto nella storia mondiale del rock (già solo per il record dei 220.000 biglietti venduti), Vasco Rossi affida il prologo ad un omaggio allo Stanley Kubrik di 2001 Odissea nello Spazio, con una citazione della colonna sonora sulle note di Così parlò Zarathustra di Strauss, mentre il sole che cala sul Modena Park appare enorme sui maxischermi del palco largo 130 metri. E si capisce subito che questo show va molto oltre la musica.
ELICOTTERO – Vasco Rossi arriva intorno alle 18.30 a Modena in elicottero da Rimini. Il rocker atterra sul campo di atletica del Parco della Fratellanza, molto vicino al Parco Enzo Ferrari, dove si svolge il Modena Park. Ma prima di atterrare sorvola tutta la platea per un saluto ideale ai fan e per cogliere la visione impressionante dell’area dove ormai ci sono quasi 200.000 persone. Poi in macchina Vasco raggiunge il retropalco. «Dall’alto era bellissimo. Sono felicissimo. In effetti – ha ironizzato – il locale stasera è pieno. Questo è un concerto contro la paura: voglio portare un po’ di gioia».
ENTRATA – L’inizio del concerto, con l’entrata trionfale del Blasco è per una canzone iconica e ironica come «Colpa D’Alfredo», il brano dell’omonimo album del 1980, che in questa città assume un significato particolare. Il pubblico del Parco Enzo Ferrari esplode in un coro da brividi quando Vasco canta il verso che ha ispirato il titolo di questo concerto-evento: «abito fuori Modena, Modena Park!» La scaletta (studiata da Vasco per oltre un anno, assieme al suo storico produttore Guido Elmi) attraversa i quattro decenni vissuti sul ‘fronte del palco’ dal rocker di Zocca, con una progressione non meramente cronologica dagli anni ’80 ai ’90 e dagli anni 2000 ai 2010 ed un recupero quasi filologico dei brani (che sono 40 ma con i medley diventano 50, tra esecuzioni e citazioni). Vasco si reimmerge nelle atmosfere di quegli anni, ne recupera la gestualità e l’estetica, grazie anche al lavoro del regista Pepsy Romanoff, che per molti brani ha creato dei veri minifilm che animano i 1500 metri quadri dei megaschermi sul palco, con citazioni che spaziano da David Linch alle serie tv anni ’90. Così, se per Colpa D’Alfredo recupera il bianco e nero, per Liberi Liberi immerge Vasco in un’atmosfera alla ‘Twin Peaks’ e per ‘Blasco Rossi’ assembla un amarcord di quasi 5 minuti della ‘combriccola del Blasco’ da 40 anni ad oggi, con immagini dei live, dei fan, dei ritagli di giornale, mentre Vasco corre avanti e indietro sul palco, galvanizzato dagli assoli delle chitarre di Stef Burns e Vince Pastano.
FESTA – In questo concerto, che è davvero soprattutto una festa ottimista contro la paura e per la libertà, c’è grande spazio anche per il divertimento: c’è lo sberleffo politico contro il proibizionista Giovanardi, preso in giro nel balletto con cui Vasco accompagna ‘Non mi va’; c’è l’inno alla libertà sessuale di quella sorta di wonderbra flashmob che va in scena durante l’esecuzione di Rewind (tra topless e quei reggiseni con scritto ‘Fammi godere’ che lo stesso Vasco ha regalato alle fan) e c’è soprattutto la scelta di chiudere la scaletta, prima dei bis, con l’inno alla speranza di ‘Un mondo migliore’. La chiusura vera, dopo un’infilata di bis che sono brani super amati dal suo pubblico (da ‘Sally’ a ‘Siamo solo noi’), è per un’Albachiara che assume tanti significati, diventando insieme bilancio (sugli schermi scorrono, come fossero i titoli di coda di un grande film, i nomi delle quasi 180 canzoni incise da Vasco in questi 40 anni) e ripartenza, con i fuochi d’artificio che esplodono dalla sommità del palco, dando appuntamento all’immenso pubblico dei 220.000 di Modena alla prossima festa di questo leone del rock, capace di prendersi la scena per quasi tre ore e mezza di concerto e di costruire un evento mai visto prima nel nostro Paese.