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Livorno: finge di essere rapito e chiede riscatto alla madre. Arrestato con un complice

LIVORNO – Aveva finto di essere rimasto vittima di un rapimento per ottenere dalla mamma, 74enne, i soldi del riscatto. L’anziana donna si è però rivolta alla polizia che in poche ore è riuscita a smascherare la finzione. Il figlio è stato arrestato e condotto in carcere insieme a un presunto complice. Un cittadino pakistano è indagato per favoreggiamento nei confronti dei due arrestati.

Ed ecco il fatto: nel pomeriggio di ieri, 19 luglio, si è presentata nella questura di Livorno una donna livornese, 74 anni, la quale ha formalizzato una denuncia nei confronti di ignoti affermando che il figlio, 43 anni, era stato sequestrato e che le stavano arrivando sul telefono cellulare continue e pressanti richieste di versare un riscatto. La madre ha raccontato ai poliziotti che il figlio, dedito al consumo di stupefacenti e frequentante ambienti malavitosi, anche in passato era caduto preda di persone prive di scrupoli che avevano estorto a lui e alla stessa donna ingenti somme di denaro, in un’occasione passando alle vie di fatto e causando al figlio gravi danni fisici. Da circa una settimana, secondo il racconto della donna, il figlio sembrava essere ricaduto nella trappola estorsiva di soggetti al momento non identificati che, minacciandolo di morte, lo avevano spinto a rivolgersi alla madre per ottenere denaro contante che la donna, in più circostanze, effettivamente versava. Infine, da circa due giorni, il figlio non risultava più reperibile, mentre all’utenza cellulare dell’anziana mamma iniziavano ad arrivare telefonate minacciose da parte di un uomo che con apparente accento siciliano pretendeva denaro per evitare che fosse fatto del male a suo figlio.

In particolare, nella giornata di ieri, verso le ore 14.30, la madre ha ricevuto una telefonata nel corso della quale un uomo, con dialetto apparentemente siciliano, l’ha invitata a ricaricare una carta Poste Pay per 700 euro, altrimenti avrebbero prima tagliato un orecchio del figlio e poi gli avrebbero spezzato le gambe. Telefonate dello stesso tenore si sono ripetute per tutto il pomeriggio sempre ad opera dello stesso uomo che, ad un certo punto, durante una conversazione le ha passato il figlio, il quale ha implorato di dare ascolto ai sequestratori. Esasperata e terrorizzata per la situazione, la mamma di è recata in questura per chiedere aiuto. Anche mentre si trovava in questura sono continuate le telefonate che i poliziotti hanno potuto ascoltare e in parte registrare in diretta. Dopo una trattativa intercorsa, attraverso ulteriori telefonate minacciose, l’uomo con l’accento siciliano si è riservato di far fare al figlio della donna una videochiamata così che la signora si potesse tranquillizzare sulle sue attuali condizioni. Il numero risultava, dopo accurate e veloci indagini da parte del personale della squadra mobile della questura di Livorno, intestato ad un cittadino pakistano del 1984.

Peraltro, nelle giornate precedenti, sul cellulare della denunciante, erano giunte anche alcune chiamate da un numero in chiaro, che in seguito agli accertamenti effettuati è risultato intestato ad un transessuale, dedito alla prostituzione. Accertamenti presso le banche dati telefoniche hanno permesso di identificare il titolare in un cittadino brasiliano nato nel 1993. Nel corso della serata, mentre gli agenti della squadra mobile attuavano d’intesa con il sostituto procuratore di turno presso la Dda di Firenze l’ipotesi di procedere per il delitto di sequestro di persona a scopo estorsivo, la madre si è accordata definitivamente con il misterioso telefonista che, secondo le indicazioni fornite dallo stesso, avrebbe versato la somma di euro 360 in contanti nelle mani del titolare di un kebab situato in Viareggio.

I poliziotti hanno fornito alla donna alcune fotocopie a colori di banconote corrispondenti alla somma pattuita al solo fine di ingannare gli estortori, mentre è stato disposto un servizio di osservazione nei pressi del kebab. Durante l’appostamento, gli agenti hanno notato avvicinarsi al kebab due persone: uno era il figlio della donna e l’altro il transessuale. Alle 23,15, la donna ha consegnato nelle mani del gestore la busta contenente il denaro patteggiato con l’estorsore. Pochi istanti dopo, i due uomini sono entrati nel locale e anche i poliziotti hanno fatto irruzione, bloccandoli. L’uomo, che poi si è rivelato il figlio della donna, aveva ancora in mano la busta con i soldi appena consegnatagli dal titolare del kebab.

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