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Aboliamo solo le province?

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Il premier Enrico Letta

Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al disegno di legge costituzionale per l’abolizione delle province. «Auspico che il Parlamento approvi il più rapidamente possibile» ha detto Enrico Letta al termine della riunione. Per quanto riguarda le province i cui organi sono in scadenza ci saranno interventi ad hoc, che saranno varati «nelle prossime settimane, perché i tempi d’approvazione del ddl costituzionale non sono compatibili con le scadenze delle amministrazioni», ha spiegato il premier.

Il disegno di legge costituzionale è un testo breve. Il primo articolo sostituisce l’articolo 114 della Costituzione: «La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Regioni e dallo Stato» dice la nuova formulazione eliminando la citazione delle province. L’articolo 2 cancella ogni riferimento alle province in tutti gli altri articoli della Costituzione. Tredici in tutto i commi modificati. Viene poi fissato (art.3) il percorso per le tappe successive.

Fin d’ora si stabilisce che l’istituzione di eventuali enti intermedi dovrà essere a costo zero: «Con legge regionale nei limiti dei criteri generali definiti con legge dello Stato, sentita la popolazione regionale, possono essere istituiti e disciplinati, senza oneri per lo Stato, enti locali per l’esercizio di funzioni di governo dell’area vasta e di coordinamento dei comuni». Per la fase transitoria si dice che «in sede di prima applicazione, entro sei mesi dalla data in entrata in vigore della legge statale» le regioni «disciplinano con legge regionale gli enti locali». Se la regione non provvede le «province sono comunque soppresse e le relative funzioni sono redistribuite».

Il ministro per le Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello ha affermato: «Oggi abbiamo messo le premesse per l’abolizione delle province. Quando conosceremo le motivazioni della sentenza della Corte costituzionale il ministro Delrio proporrà una legge ordinaria per riorganizzare gli enti territoriali».

Si sana così il vuoto causato dalla pronuncia d’incostituzionalità del decreto legge varato dal precedente governo Monti, predisposto dai ministri Cancellieri e Patroni Griffi. Non mancano naturalmente le voci contrarie alla proposta elaborata da palazzo Chigi. «Ma davvero il Governo pensa che con un ‘provvedimento bandiera’, che cancella con un tratto di penna la parola province dalla Costituzione – si chiede il presidente dell’Unione delle province Antonio Saitta – e 150 anni di storia del Paese, si riconquisti la fiducia degli italiani nella politica? Basterebbe uscire dai palazzi e tornare sui territori per capire che la sfiducia dei cittadini è tutta nell’incapacità di dare risposte sui problemi veri, sulle emergenze sociali, sul dramma della disoccupazione e sulla crisi dell’economia». Proteste anche dai segretari generali dei sindacati della funzione pubblica.

Durissimi i commenti di Andrea Barducci e Simone Bezzini, presidenti delle province di Firenze e Siena. «Ora serve un percorso di riforma istituzionale serio e condiviso, che coinvolga tutto il sistema delle autonomie locali», afferma il presidente dalla provincia di Siena. «Nonostante l’abnormità dell’errore si è preferito andare avanti, cavalcando la vulgata irrazionale e populistica che vorrebbe individuare nelle province il centro di tutti gli sprechi», aggiunge il presidente della provincia di Firenze. Che poi sostiene: «È molto seria la posizione espressa dal ministro Quagliariello, che giustamente chiede un intervento sull’intero Titolo V della Costituzione».

Non si può non essere d’accordo con il presidente Barducci. Iniziamo pure dalle province, ma ci sono altri centri di spesa (ci siamo dimenticati le spese pazze dei consigli regionali?) che andrebbero accuratamente riformati e limitati nella loro incontrollata autonomia.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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