Firenze: al festival «FloReMus» si parla dell’educazione musicale nel Rinascimento e si cantano i «bicinia»
FIRENZE – Venerdì 8 settembre doppio appuntamento al Museo degli Innocenti (Piazza SS. Annunziata, Firenze) per «FloReMus. Rinascimento Musicale a Firenze», il primo Festival dedicato al Rinascimento musicale a Firenze, organizzato da L’Homme Armé: alle 18.30, nella Sala Poccetti, Stefano Lorenzetti conversa sul tema «L’educazione musicale nel Rinascimento» (ingresso libero), mentre alle 21.15, nel Salone delle Compagnie, L’Homme Armé in formazione maschile (Alessandro Carmignani, controtenore, Paolo Fanciullacci, tenore, Marcello Vargetto, basso) presenta il concerto «Benedictus qui venit». L’arte del bicinium tra Quattro e Cinquecento (ingresso 15 euro, ridotto 10).
Come si apprendeva la musica tra Quattro e Cinquecento? Quali erano le scuole e gli studi privati destinati alle ricche e nobili famiglie? Qual era il ruolo della musica nella società rinascimentale? Sono alcune delle domande cui risponderà Stefano Lorenzetti, musicista (allievo di Kenneth Gilbert per il clavicembalo) e musicologo, uno dei più significativi ed innovativi studiosi della musica del Rinascimento di oggi.
Alla didattica musicale afferisce anche il bicinium al centro del concerto delle 21.15: è una composizione a due voci, che però conobbe anticamente una felice stagione in cui riuscì a coniugare un duplice virtuosismo, compositivo e vocale, raggiungendo vette di perfezione soprattutto nelle mani dei compositori franco-fiamminghi.
Le composizioni a due voci, chiamati duo o, a partire dalla metà del Cinquecento, bicinia, sono le prime forme polifoniche esistenti, testimoniate già a partire dal X secolo nei primi trattati che descrivono il modo di comporre a più voci. Tra il XII e il XIV secolo assistiamo ad una fioritura di composizioni a due voci di carattere profano e sacro. Spesso in ambito sacro, queste composizioni sono elaborate a partire da una melodia preesistente, cantata dal tenor con suoni di lunga durata, mentre l’altra voce, di solito quella più alta, si manifesta con melodie estese e molto melismatiche, talvolta con figurazioni ritmiche anche molto sofisticate. Durante il Quattrocento e fino all’inizio del Cinquecento, nonostante lo sviluppo del repertorio polifonico soprattutto a tre e quattro voci, troviamo episodi a due voci all’interno di composizioni più ampie, inseriti spesso nella parte iniziale di un brano o in una sezione centrale, per sottolineare una riduzione della sonorità. Il duo, praticato anche in forme estemporanea dai cantori esperti del tempo, rimane il fondamento della dell’arte stessa del comporre, tanto che si può sempre riconoscere come la spina dorsale di composizioni a più di tre-quattro voci. I compositori più geniali sperimentano attraverso il bicinium nuove modalità di sviluppo del pensiero polifonico, gettando le basi del contrappunto dei secoli successivi, con un’attenzione crescente al rapporto con il testo e con la forma, anche in modi estremamente elaborati.