Pensioni, perequazione: si avvicina la sentenza della Consulta, la decisione il 24 ottobre
Sono anch’io uno dei milioni di pensionati defraudati dal governo Renzi e tutti quanti aspettiamo il verdetto della Corte costituzionale che il 24 ottobre 2017 sarà chiamata a esprimersi sulla presunta incostuzionalità del Bonus Poletti, cioè quel decreto legge 65/2015 con cui il governo di allora volle dare un contentino alle pensioni saccheggiate dal governo Monti (a causa di una norma firmata dalla Fornero, presente nel decreto Salva Italia e bocciata dalla Corte costituzionale nel 2015, sentenza n.70 del 30/04/2015). Ma il risarcimento è stato solo molto parziale e quindi non ha dato piena attuazione alla decisione della Corte. Di qui altri ricorsi e la necessità di una nuova sentenza.
Tutti noi che, nel biennio 2012-2013, siamo stati defraudati dal blocco dell’indicizzazione, un sistema che adatta gli assegni Inps al costo della vita, dobbiamo continuare la battaglia perché quella vera e propria ruberia ha riguardato 6 milioni di pensioni, quindi più di una su tre (36% su un totale di 16,3 milioni di pensionati).
Il decreto, il cosiddetto Bonus Poletti, sul quale la Consulta si esprimerà nuovamente il prossimo 24 ottobre, invece di applicare quanto sentenziato dalla Corte costituzionale nel 2015, si è limitato a un minuscolo rimborso, stimato intorno al 12% di quanto realmente dovuto dallo Stato ai cittadini. E molti sono rimasti totalmente a bocca asciutta, colpevoli agli occhi di Renzi e c. di avere pensioni non abbastanza misere per essere rimborsati. L’accoppiata Renzi – Poletti cioé, fregandosene del diritto e delle regole (non ci meraviglia, viste le abitudini di quel governo), nonostante il chiaro monito espresso dalla Consulta con la sentenza 70/2015, ha rinnovato un iniquo meccanismo perequativo e ha riproposto il medesimo blocco della rivalutazione delle pensioni per alcune classi di reddito.
Tutti coloro (considerati ricchi dal governo Renzi) che avevano un trattamento pensionistico, a dicembre 2011, superiore ai 1.088 euro netti e sono stati buggerati dal blocco della rivalutazione delle pensioni, attendono fiduciosi il verdetto della Consulta, anche se quest’organo costituzionale, nella nuova composizione decisa nell’epoca renziana, in recenti sentenze sembra aver recepito più le ragioni governative che quelle dei pensionati, piegando in parte il diritto alla ragion di stato.