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Povertà: sindacati chiedono al Governo politiche attive per ridurla

Furlan Barbagallo Camusso

ROMA – La povertà è ancora un dramma che sottrae diritti e futuro ad una quota rilevante della popolazione del nostro Paese. I timidi segnali di ripresa economica non devono fare dimenticare un dato: in Italia vivono in povertà assoluta 4,75 milioni di persone, pari al 7,9% della popolazione complessiva. Lo scrivono i leader di Cgil, Cisl e
Uil in una nota in cui si sottolinea come l’introduzione del Reddito d’inclusione (Rei) sia una innovazione strutturale che riprende numerosi aspetti della proposta, dall’Alleanza contro la Povertà in Italia, vale a dire una misura che garantisce sostegno economico alle famiglie, costruendo contestualmente percorsi di inclusione sociale.
Va dato atto a Governo e Parlamento di avere conseguito un risultato importante, mettono in evidenza Camusso, Furlan e Barbagallo, ma la prossima Legge di Bilancio può rappresentare un altro decisivo passaggio della lotta alla povertà nel nostro Paese, in quanto lo stanziamento attuale rende possibile includere solo 1,8 milioni di individui, cioè il 38% del totale della popolazione in povertà assoluta: pertanto, il 62% dei poveri ne rimarrà escluso. In particolare il 41% dei minori in povertà assoluta non sarà raggiunto dalla misura.
I sindacati chiedono quindi al Governo e al Parlamento un impegno ad incrementare le risorse per il Fondo per la lotta alla povertà nella prossima Legge di Bilancio, insieme alla definizione di un Piano pluriennale al fine di: includere una quota più rilevante di beneficiari, incrementare l’importo del beneficio e potenziare i servizi per l”inclusione; avviare una politica redistributiva nel nostro Paese, a partire da chi sta peggio; rafforzare la ripresa economica a partire da condizioni sociali e territori altrimenti esclusi; creare le condizioni per un’inclusione lavorativa.

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