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Scuola: nella legge di bilancio il piatto piange, le valutazioni del sindacato Anief

Valeria Fedeli, ministra dell’istruzione

ROMA – Nella legge di Bilancio al Senato, per la scuola il piatto piange. E’ quanto afferma
l’associazione sindacale Anief. «Ha preso il via l’ultimo atto di una legislatura che al
comparto ha dato una riforma mai digerita e risorse col contagocce. Fino all’ultimo momento, visto che nella stessa legge di fine anno si stanno inserendo in itinere nuovi fondi
per coprire il miserevole aumento di 85 euro medi da assegnare ai dipendenti pubblici, compresi i lavoratori della scuola che sono i meno pagati della PA. Stanziati 1,65 miliardi aggiuntivi per garantire agli statali gli aumenti medi di 85 euro al mese, in modo da garantire incrementi retributivi del 3,48%. Tali risorse aggiuntive permetteranno anche di alzare le soglie di reddito per ottenere il bonus Irpef da 80 euro in modo da salvaguardare gli 80 euro dei dipendenti pubblici, che con il rinnovo del contratto supererebbero le soglie ad oggi vigente, spiega una nota.
L’operazione conferma tutti i dubbi posti dall”Anief «sull’ incompleta copertura degli 85 euro per ogni dipendente pubblico e sulla mancata volontà di portare le buste paga degli statali almeno al livello dell’inflazione che è schizzata in avanti quasi del 15%. I fatti, non gli slogan, stanno ancora una volta dando ragione al giovane sindacato. C’è amarezza poi per la
mancata perequazione stipendiale esterna dei dirigenti scolastici, come non c’è traccia delle annunciate assunzioni del personale Ata, né del concorso per Dsga, né tantomeno delle
immissioni in ruolo a favore dei maestri d’infanzia».
Secondo Marcello Pacifico (Anief-Cisal) si conferma l’ inadeguatezza delle risorse sinora messe in campo dal Governo. Tra l’altro, considerando che la maggior parte degli ultimi
fondi serviranno per evitare la beffa di vedersi togliere gli 80 euro di bonus fiscale del Governo Renzi, per gli effettivi aumenti di tutto il personale rimarrà ben poco. Quindi, il passo compiuto dal Governo rimane davvero piccolo: 1,1 milione di docenti e Ata hanno diritto non ad elemosine, ma a vedere adeguato il loro stipendio.

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