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Firenze: ricordo di La Pira a 40anni dalla morte. Il discorso in SanMarco del Cardinale Giuseppe Betori

FIRENZE – Il messaggio di Giorgio La Pira «riveste una grande attualità nel nostro tempo». Lo ha detto l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, nell’omelia pronunciata oggi nella basilica di San Marco a Firenze, in occasione della Messa per i 40 anni dalla scomparsa del «sindaco-santo» che credeva nell’unità dei cristiani, «un’unità che è «il segno, lo strumento e la condizione dell’unità del mondo»- ha aggiunto citando le sue parole -. Difatti, se ci sarà unità fra tutti i battezzati, annotava sempre La Pira, se la Chiesa si unifica, il mondo si pacifica e si unifica».

Il cardinale ha evidenziato come «il terreno sicuro per comprendere la vocazione politica, culturale e sociale di Giorgio La Pira» sia «un fatto che diede alla sua vita la direzione decisiva e che viene documentato dal professore come avvenimento» e che l’amico Dossetti ha descritto «come un fatto “mistico”», mentre lo stesso La Pira lo aveva definito «come un incontro» , un’«epoca di luce e inizio di Unione col Maestro», come annotò sulla prima pagina del Digesto ad una data precisa: la Pasqua del 1924 quando – sono parole di La Pira all’amico Salvatore Pugliatti – «ricevei Gesù Eucaristico: risentii nelle vene circolare una innocenza così piena da non poter trattenere il canto e la felicità smisurata».

E «proprio l’esperienza della fede “ritrovata”, che La Pira cominciò a vivere sin dal 1924, “dopo un periodo di concitazione”, di ricerca e di riflessione – ha osservato il Cardinale -, lo portò a vivere per tutta la vita il proprio cristianesimo sentendosi solidale con ogni uomo, riconoscendo che il dono della comune paternità di Dio rende tutti gli uomini fratelli»

Ecco perché «il messaggio della vita di Giorgio La Pira, così come lo andiamo delineando riveste una grande attualità nel nostro tempo. Difatti la difesa dei diritti inalienabili della persona umana, ancorata a questo principio trascendente, appare una via irrinunciabile per il futuro del mondo: davanti alla lotta contro i trafficanti di esseri umani, al dramma odierno delle migrazioni, ai continui attacchi terroristici, alle tragedie dei tanti morti nel mar Mediterraneo; oppure dinanzi a ogni condizione estrema di povertà spirituale (troppi hanno perfino smesso di cercare un senso alla vita) e materiale (milioni di persone rischiano ancora di morire di fame); in un tempo in cui s’intersecano povertà spirituali e sociali; in una storia attraversata dalla follia omicida che abusa del nome di Dio per disseminare la morte nel tentativo di affermare una volontà di dominio e di potere, in questo tempo è necessario poter sperare nel sogno profetico di La Pira: credendo che la paternità di Dio governa il mondo con amore e geometrica esattezza, nonostante la libertà e la responsabilità concessa ai popoli, all’uomo».

Certo è, ha detto l’arcivescovo, che «al di fuori della sua esperienza di fede non è possibile comprendere il suo impegno politico, religioso e sociale», perché partendo dall’esperienza della contemplazione e dell’azione, «fin dal 1951, egli accettò di fare il sindaco a Firenze, perché mediante questo “potere’ avrebbe reso un “servizio” alla città, uno strumento a servizio del bene comune, per essere più vicino alle necessità della popolazione, della persona umana, in quanto per lui è chiaro che “il potere ha per fine il bene comune della persona”».

Il Cardinale ha voluto dire una parola anche in merito all’annunciata chiusura del convento di San Marco a Firenze, quello dove visse anche Giorgio La Pira, annunciata già qualche anno fa, che ancora però non c’è stata. Il Cardinale non nasconde la speranza che «qui resti comunque una comunità. Quale non lo sappiamo vista la grave crisi vocazionale che ha colpito la Provincia dei frati domenicani» . L’arcivescovo fa l’esempio della basilica di San Francesco ad Assisi (Perugia) che è retta da tutte le province dei francescani presenti nel mondo. Ognuna di loro manda ad Assisi un frate per 2/3, o anche 10 anni. Magari i domenicani potrebbero seguire questa strada per San Marco.
La decisione di chiudere il convento, dove oggi sono rimasti 4 frati che verrebbero accorpati a quello di Santa Maria
Novella, sempre a Firenze, «è già stata presa e ratificata dal Priore generale ma ancora non è stata fatta», conclude Betori.

Il sindaco Dario Nardella, che ha assistito alla Messa, ha commentato con un tweet «40 anni fa scompariva Giorgio #LaPira. Saggio uomo, grande sindaco che cambiò Firenze». Mentre Matteo Renzi se l’è cavata con una dichiarazione scherzosa: «Non c’è paragone. Lui santo lo era davvero, io rottamatore non so fino a che punto lo sono stato fino in fondo. Il paragone è improponibile».

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