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Ma è vera giustizia?

La notizia è di qualche giorno fa. Unconducente è stato ‘graziato’ da un giudice di pacedopo essere statomultato in autostrada perchè sorpreso a guidare con il cellulare incollato all’orecchio, ovviamente senza auricolare e senza dispositivo vivavoce, come invece preteso dal codice della strada. Un comportamento purtroppo ancora assai diffuso nell’italico guidatore, penalizzato con cinque punti in meno sulla patente, 160 euro di multa, la sospensione del documento di guida fino a tre mesi qualora in un biennio venga commessa una ulteriore violazione. E il motivo di questa severità del nostro legislatore è che l’uso del cellulare è vietato al conducente, pure di una bicicletta e di un ciclomotore, in quanto allunga pericolosamente i tempi di reazione. Distraendo l’attenzione dalla strada, i tempi per notare un ostacolo, rallentare fino a fermarsi o cambiare direzione, diventano sensibilmente più alti accrescendo così il rischio di incidente.

Studi condotti in Paesi più evoluti del nostro nel campo della sicurezza stradale, ci dicono che il tempo di reazione è più lento del 30% rispetto a quello alterato dall’alcol. A nostro modesto parere, peraltro, quel conducente “graziato” non avrebbe nemmeno potuto mettersi alla guida nello stato in cui ha dichiarato – nella memoria presentata al giudice – che stava guidando per raggiungere la madre ultraottantenne dimessa pochi giorni prima dall’ospedale dopo un lieve intervento chirurgico. “Ero in ansia per un possibile peggioramento delle condizioni di salute della mamma – ha raccontato con l’affanno di chi è spossato per una lunga corsa -; ho preso nolente e inconsapevole il telefono, l’ho messo all’orecchio imbambolato, e come un automa ho ascoltato senza rispondere; infine ho articolato convulsamente qualche sillaba in preda ad un convulso stato psicologico”.

Una situazione, così come delineata, era da segnalare alla Motorizzazione Civile per la revisione della patente e da sanzionare ai termini dell’articolo 115 del codice della strada che vuole che il conducente che guida veicoli sia in ogni caso idoneo per requisiti fisici e psichici. Condividiamo la felicità di quel guidatore, ci uniamo alla soddisfazione del proprio legale per aver portato a termine positivamente il suo mandato, ma dalla vicenda così come l’abbiamo appresa e come è stata definita in giudizio non vorremmo che itutori delle forze dell’ordine ne traessero spunto per demotivarsie per deflettere dal loro impegno quotidiano sulle strade, teso a salvaguardare la sicurezza di ognuno di noi.


Sergio Tinti

già Comandante Polizia Stradale della Toscana

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