Catalogna, elezioni: alle 18 ha votato il 68,24%. Le prospettive per la formazione del Governo
BARCELLONA – Si sono aperti stamani alle 9 i seggi in Catalogna dove, fino alle 20, oltre 5.554.394 di persone sono chiamate a votare per eleggere i 135 nuovi deputati del parlamento regionale di Barcellona. Sin dal mattino lunghe code ai seggi, con una partecipazione che si prevede storica. Le elezioni sono state convocate dal premier spagnolo Mariano Rajoy, con poteri speciali che gli ha conferito il senato di Madrid, dopo che all’indomani della proclamazione della “repubblica” catalana il 27 ottobre ha dichiarato destituiti il presidente Carles Puigdemont e il suo governo e sciolto il Parlament.
Alta l’affluenza, alle 18 il 68,24% degli aventi diritto aveva già votato. Il dato supera del 5% quello registrato (63,12%) alla stessa ora alle precedenti elezioni del 2015, vinte dagli indipendentisti. L’affluenza due anni fa aveva toccato il 75% alla chiusura delle urne.
I partiti indipendentisti in campo
I separatisti si presentano in tre liste: Esquerra republicana de Catalunya, Junts per Catalunya e la Cup. La prima è guidata dall’ex vicepresidente della Generalitat Oriol Junqueras, attualmente in carcere, la seconda dal presidente destituito Carles Puigdemont, in “esilio” in Belgio.
I partiti costituzionalisti
Sono tre, il Partito socialista catalano, il Partito popolare e Ciudadanos, movimento centrista. Secondo i sondaggi, proprio quest’ultimo partito, guidato da Inés Arrimadas, potrebbe contendere a Esquerra Republicana il primo posti in voti. Fuori dai due blocchi c’è En Comù Podem, il movimento del sindaco di Barcellona Ada Colau, costola catalana di Podemos.
Cosa serve agli indipendentisti per vincere
I tre partiti indipendentisti che si presentano in liste separate per tornare al governo dopo la sospensione dell’autonomia devono ottenere almeno 68 seggi sui 155 del parlamento catalano. Per la maggioranza assoluta dei seggi, in virtù della legge elettorale, non è necessario avere anche quella in voti. Nel 2015 gli indipendentisti ottenero 72 seggi con il 47,8% dei voti. Puigdemont, in caso di vittoria del blocco, chiede di tornare a occupare il suo incarico, annullato dall’intervento del governo spagnolo. Ma Esquerra, favorita nei sondaggi, vuole proporre un suo presidente. La Cup, l’estrema sinistra, propone invece di continuare la rottura radicale con la Spagna.
Unionisti possono ottenere la maggioranza assoluta?
I sondaggi dicono che è uno scenario difficile. In caso di mancata maggioranza assoluta degli indipendentisti, servirebbe un governo di tutti gli altri partiti, cosa assai complicata visti i molti veti reciproci. In ogni caso serve l’appoggio, o l’astensione, di En Comù, il movimento legato a Podemos, non compatibile con Ciudadanos e con il Partito Popolare.
Il tripartito
Vista la polarizzazione estrema è difficile che i due blocchi si rompano. Se dovesse succedere si potrebbe ipotizzare un governo di sinistra, formato da Esquerra Republicana, socialisti e En Comù (il Podemos catalano). Ma per nascere Esquerra dovrebbe, almeno nell’immediato rinunciare ai propositi indipendentisti.
Se non si trova un accordo per formare il governo probabilmente si dovrà ritornare alle urne, nella prossima primavera.