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Chiude il convento di San Marco, a Firenze: vissero lì Savonarola e La Pira

FIRENZE – Ci dormì, la notte fra il 4 e il 5 novembre del 1966, mentre Firenze veniva devastata dall’alluvione dell’Arno, l’allora direttore de La Nazione, Enrico Mattei. Era appena arrivato sulla colonna governativa guidata dal ministro Pieraccini. Per Mattei, il convento di San Marco fu una specie di rifugio, di ricovero di fortuna, nella giornata più drammatica dalla fine della guerra. Quel convento di San Marco, dove vissero in alcuni periodi della loro vita Beato Angelico, Girolamo Savonarola, e in tempi ben più recenti, conducendovi una vita frugale, anche il sindaco santo Giorgio La Pira. E proprio quella notte, con Firenze che rischiava di sparire come una mitica Atlantide, Mattei e La Pira, amici-nemici, parlarono e piansero per quel che stava capitando alla città.

Ecco, oggi sappiamo che il luogo dell’incontro, appunto il convento di San Marco, si avvia verso la chiusura: nell’antico complesso sono rimasti solo quattro frati. Contro questa ipotesi è sorta da tempo una mobilitazione, di cui hanno dato conto i quotidiani, sfociata in un appello sottoscritto da oltre 13.000 persone. Ma, benché non sia nota la data della chiusura, la sorte del convento sembra segnata. Proprio per il fatto che sono rimasti solo 4 frati nell’antico complesso – fondato nel 1299 dai benedettini e passato ai domenicani nel 1436 e che accoglie anche una biblioteca da 40.000 volumi ed opere di artisti, tra i quali lo stesso Beato Angelico e il Ghirlandaio – il capitolo provinciale dell’ordine ha deciso di chiudere il convento e di trasferire i suoi residenti nel convento di Santa Maria Novella. L’attuale situazione, come spiega il priore del Capitolo provinciale dei domenicani, Aldo Tarquini, «non consente l’attuazione di aspetti fondamentali della nostra vita: la condivisa progettazione apostolica, lo svolgimento di una dinamica comunitaria attraverso i capitoli e l’elezione del superiore, e comporta pesi economici non più sostenibili. Dunque è stato deciso che vi sia un” unica comunità di domenicani con sede a Santa Maria Novella».

In San Marco, rassicura però il priore, le attività continueranno: sia il servizio pastorale che quello della
biblioteca ed anche le iniziative culturali portate finora avanti dal convento. La fruizione del patrimonio artistico del
complesso, con opere del Beato Angelico e molti altri artisti, non correràlcun rischio, considerato che è da tempo
musealizzata ed autonoma rispetto agli spazi della struttura ecclesiastica. Bene, ma da fiorentino attaccatissimo alla storia e alla tradizione di questa città non posso nascondere uno spesso velo di tristezza. Un altro pezzo della nostra storia, della nostra cultura e della nostra tradizione se ne va. Senza che nessun politico, capo o capetto, potentino o potentato, abbia fatto concretamente qualcosa.


Sandro Bennucci

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