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Elezioni: Tito Boeri attacca di nuovo le promesse della politica su pensioni e pubblico impiego

ROMA – Dopo un periodo di relativo silenzio, torna ad imperversare il bocconiano prof. Tito Boeri, ancora presidente Inps nonostante un’azione deleteria per l’istituto e per i pensionati, sproloquiando su temi di sua competenza, ma anche di competenza dei politici, dimenticandosi che nessuno lo ha eletto.

PENSIONI – Innanzitutto ha parlato di pensioni attaccando i politici che in campagna elettorale promettono di tutto e di più. Una volta tanto gli diamo ragione. «La conoscenza finanziaria in Italia è la più bassa in Europa e questo fa sì che sia più facile credere alle “promesse da marinaio” che si fanno in campagna elettorale». Così Boeri, prosegue la sua battaglia per la crescita della consapevolezza finanziaria e
previdenziale e bolla come insostenibili le promesse fatte da diversi schieramenti in materia previdenziale in campagna elettorale (come quella di cancellare la legge Fornero, ndr). «Nel confronto politico – ha detto alle celebrazioni per i 120 anni dalla nascita della previdenza sociale – si fanno promesse sulla possibilità di andare in pensione prima senza riduzioni dell’importo dell”assegno, oppure di andare con pensioni più alte. Sono promesse insostenibili. Si basano sul fatto che molte persone possano non capire che si tratta di promesse da
marinaio». Boeri ha anche annunciato, parlando in un incontro promosso dai dirigenti pubblici, l”arrivo delle ”buste arancioni” per gli
statali, per consentire loro di essere informati sulla pensione futura. «Troviamo incivile che i dipendenti pubblici non possano essere informati», ha detto spiegando che, nel settore pubblico, i tempi lunghi per il rilascio degli assegni previdenziali sono dovuti al fatto che gli estratti contributivi dei dipendenti pubblici vengono completati solo alla vigilia o subito dopo la pensione.

STATALI – Fin qui le dichiarazioni positive, ma poi il bocconiano professore con ambizioni politiche si è scatenato contro il pubblico impiego facendo un processo alle intenzioni su un tema (la possibilità del lavoro esterno) che esula dalle sue competenze tecniche. «I confini dell’impiego pubblico diventano sempre più porosi, poco definiti e così c’è molto più rischio di corruzione. In quasi venti anni di blocco del turnover abbiamo perso circa il 10% dei nostri dipendenti pubblici e al contempo, visto che c’erano delle funzioni non comprimibili, ciò ha portato ad assunzioni fittizie, temporanee, contratti esterni, e a stabilire dei rapporti con enti privati con la P.a unico
committente. Questa prassi oltre a svilire il pubblico impiego ha creato molto lavoro extra-pubblico, di cui si ha anche poca conoscenza». Per il presidente dell’Inps ciò ha significato «assegnare funzioni centrali a enti su cui c’è scarso controllo democratico».


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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