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Folco Quilici: addio a un maestro di cinema e giornalismo. Un giorno mi chiese dell’Arno…

Folco Quilici

Se n’è andato Folco Quilici. Aveva 88 anni e un grande merito: aver portato le immagini degli oceani nelle case degli italiani. E’ stato un documentarista di valore mondiale, ma secondo me anche un grande raccontatore, lo potrei definire accuratissimo giornalista sapendo di non urtare la sua suscettibilità, visto che le biografie lo indicano soprattutto come scrittore. Ovvio, ha pubblicato romanzi di rara capacità espressiva. Storie vere divulgate in maniera semplice ed elegante. amava il mare, di cui era un profondo conoscitore, ma si preoccupava di tutto l’universo mondo legato in particolare all’acqua. Si meravigliò, una ventina d’anni fa, nel trentesimo anniversario dell’alluvione dell’Arno, quando in uno studio Rai, a Roma, gli raccontai che non era cambiato quasi nulla dal 4 novembre 1966, e che Firenze e la Toscana vivevano (e purtroppo vivono ancora oggi, nel 2018) con l’incubo che il fiume si rovesci nelle strade, nelle case, nei musei, nelle chiese. Mi disse: «Continua, martella,denuncia con i tuoi articoli. Come ho sempre fatto io, attaccando anche politici e amministratori quando sbagliano e fanno danni». Lo ringraziai, abbracciandolo.

CINEMA – Folco Quilici era originario di Ferrara. Figlio di un giornalista, Nello, e di una pittrice, Emma Buzzacchi, dopo aver avviato un’attività di tipo cineamatoriale, si specializzò in riprese sottomarine, diventando molto popolare ovunque. Scrittore e documentarista, realizzato numerosi film dedicati al rapporto tra l’uomo e il mare: «Sesto Continente», (Premio Speciale alla Mostra del Cinema di Venezia del 1954); «Ultimo Paradiso» (Orso d’Argento al Festival di Berlino del 1956); «Oceano» (Premio Speciale Festival di Taormina del 1971 e Premio David di Donatello 1972). Molto ricca anche la sua produzione letteraria: dai saggi Mala Kebir del 1955 e Mille fuochi del 1964, fino ai romanzi Cacciatori di Navi del 1985. Nel 1999,con il romanzo «Alta Profondità» inizia il sequel composto da L’Abisso di Hatutu (2001), Mare Rosso (2002), I Serpenti di Melqart (2003), La Fenice del Bajkal (2005). Viaggiatore instancabile, Quilici, ha lavorato anche come divulgatore televisivo: dal 1971 al 1989 ha diretto e curato la rubrica Geo di Rai3 e ha collaborato con Sky. Per le trasmissioni sul canale MarcoPolo venne dichiarato «personaggio dell’anno nel 2006».

OCEANI – Ma al di là della biografia stretta, vorrei sottolineare di nuovo il grande merito di Folco Quilici: aver portato il mondo, soprattutto quello degli abissi, nelle case degli italiani. La sua capacità di divulgatore è stata straordinaria. Direi che ha anche fatto scuola. Con i suoi viaggi e i film fece scoprire agli italiani degli anni ’60, che andavano al mare in Versilia o a Ostia con la prima Cinquecento, i segreti degli oceani. Le sue immagini subacquee, artigianali e avventurose, seppero fare scuola a intere generazioni, documentando la vita e le abitudini delle lontane civiltà: che del mare e con il mare vivevano. Era originale, acuto, pungente. Come mi suggerì di essere per difendere Firenze e l’Arno in quel lontano incontro negli studi Rai, dove lui raccontava della Polinesia e dei mostri marini e io il minuscolo «oceano Arno», che quando piove troppo può diventare un mostriciattolo anche devastante.


Sandro Bennucci

Direttore del Firenze PostScrivi al Direttore

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