Skip to main content

Pomigliano d’Arco: impedita l’affissione di manifesti funebri che annunciavano la morte (politica) di Matteo Renzi

POMIGLIANO D’ARCO (NAPOLI) – Le Forze dell’ordine da qualche tempo sembrano molto attente non solo all’incolumità di Renzi e della sua famiglia, anche se ormai il rottamatore non ha più alcun incarico istituzionale, ma anche alla sua immagine, che non deve essere schernita. In passato molti dirigenti della sicurezza si sono affrettati a predisporre servizi dove si presentavano o lui stesso o membri della famiglia, e lo stesso è avvenuto, soprattutto in Toscana, quando si trattava di salvaguardare la sicurezza e la tranquillità della famiglia Boschi, presa di mira per i fatti di Banca Etruria. L’allora Questore di Arezzo, Enrico Moja, sembra sia stato trasferito (anche se lui ha negato recisamente) proprio perché non avrebbe saputo impedire manifestazioni di protesta nelle vicinanze dell’abitazione della famiglia della potente sottosegretaria a Laterina e in altre occasioni in provincia di Arezzo.

Adesso la storia si ripete con modalità e motivazioni differenti a Pomigliano d’Arco (Napoli), dove le forze dell’ordine hanno impedito l’affissione abusiva di centinaia di manifesti funebri che annunciavano la morte del segretario del Pd Matteo Renzi, con tanto di richiamo
ai funerali previsti per domenica 4 marzo dal Parlamento, e anche di altri manifesti con la foto dell’ex premier in una bara attorniata da articoli di giornale che richiamano suicidi di operai e morti bianche. I manifesti erano stati fatti stampare da Si Cobas e Collettivo 48OHM, che ieri ne avevano annunciato l’affissione invitando il segretario Pd a non disertare l’evento elettorale di Pomigliano. Evento poi annullato. «La nostra era satira – si giustificano i sindacalisti – e la morte di Renzi era elettorale, prevedendo la grande batosta che il Pd prenderà domenica alle urne. Noi operai, per la vita che viviamo, non potremmo esprimere una satira vitale, allegra, ma non gli abbiamo augurato di fare la nostra stessa vita, non siamo stati cattivi fino a questo punto».

Sicuramente si trattava di manifesti di cattivo gusto, ma il cattivo gusto ancora non sembra costituire reato tale da provocare interventi così netti dell’Autorità. Del resto la foto, macabra, di Matteo Renzi nella bara girava da giorni su Instagram ed era stata condivisa anche dal sindaco di Grosseto, di centrodestra, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, il quale affermava: «il post non l’ho inventato io, ma gira sui social e comunque se ho violato qualche legge sono pronto a pagare e a chiedere scusa altrimenti in un Paese democratico e libero voglio avere la possibilità di avere un umorismo pessimo e macabro». Ma la satira e l’umorismo, anche feroci, possono essere tollerati se colpiscono esponenti della destra, in particolare Berlusconi e Brunetta, non se sono diretti verso esponenti della sinistra.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741