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Prospettive di governo: Mattarella riflette, ma il Pd con le sue lacerazioni facilita il suo compito

In apparenza sembrava che in seno al Pd fosse tornata unità d’intenti, visto che la delegazione si era presentata in veste (si fa per dire) unitaria al cospetto del Capo dello Stato per il primo turno di consultazioni. Ma subito è intervenuta la mossa, come al solito divisiva, di Matteo Renzi, che ha convocato una riunione ristretta, ma non troppo, di suoi fedelissimi, alla quale hanno partecipato anche alcuni esponenti che la mattina si erano presentati, come se nulla fosse, insieme al segretario reggente dal Capo dello Stato. La qual cosa non ha entusiasmato Martina e quelli che lo appoggiano.

Tant’è che il ministro Orlando, che non ha mai fatto mistero della sua avversione al rottamatore, ha dichiarato: «Renzi deve decidere: se ritiene che la colpa della sconfitta non sia sua, ma mia o dei cambiamenti climatici ritiri le dimissioni. Se invece si assume una quota significativa di responsabilità, la cui conseguenza sono le dimissioni, deve consentire a chi ha avuto l’incarico pro tempore di esercitarlo, altrimenti non riparte l’iniziativa e la ripresa dei rapporti del Pd con la società». Orlando commenta così la riunione di Renzi con i suoi di ieri a Roma: «Bisogna fare chiarezza e l’episodio di ieri credo non contribuisca ad andare in questa direzione».

Intanto il M5S, dopo la dichiarazione che il centrodestra si presenterà in formazione unitaria alle prossime consultazioni, svanita la speranza di un accordo separato con Salvini cerca l’ancora di salvezza del Pd, non rendendosi conto della disgregazione di quelli che l’ex cavaliere chiama ancora comunisti.

Questa situazione di ulteriore divisione del partito, voluta da Renzi, non percepita dai grillini, dovrebbe però mettere sull’avviso chi, come Mattarella, non escluderebbe di rimettere nei giochi della formazione del governo un partito lacerato e bocciato sonoramente dagli elettori. Vedremo se, alla fine delle schermaglie politiche in atto, Di Maio deciderà di fare un passo indietro togliendo il veto a Berlusconi, e se lo stesso ex cavaliere deciderà di tirare le fila degli accordi (come del resto sta facendo) senza partecipare direttamente all’esecutivo. In tal modo i vincitori delle consultazioni, se lo vorranno e ci riusciranno, potranno tentare la via di un governo a diversa maggioranza rispetto a tutto il recente passato, senza che si ricorra a vecchie alchimie politiche, o che un novello Re Giorgio intervenga per indirizzare la situazione corrispondendo alla volontà del partito (una volta) dominante.


Ezzelino da Montepulico


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