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Scomparsa da casa, ritrovata grazie a Facebook

facebook1FIRENZE – «Grazie maresciallo, avevo molta paura quando ho suonato alla vostra porta per chiedere di aiutarmi a cercare mia figlia. Ora che è stata ritrovata, sana e salva, il peggio è passato. Con il vostro aiuto mi sono sentita più sicura». Sono le parole di riconoscenza dette attraverso lo sguardo di una madre che finalmente torna a sorridere dopo tre giorni da incubo. Uno sguardo che compensa più di ogni altra cosa il silenzioso quotidiano operare in una stazione dei Carabinieri al servizio della gente.

Tutto comincia in una torrida giornata d’estate quando una signora suona alla caserma di Sesto Fiorentino. Sono da poco passate le 20. «Mia figlia non è tornata a casa, la sto aspettando da ore, non sta bene di salute e non ha le sue medicine. Aiutatemi». Per il maresciallo aiutante Stefano Poggini, comandante della stazione, non c’è un momento da perdere. È davanti ad un caso di persona scomparsa, forse solo allontanatasi spontaneamente, ma nulla può essere rimandato al giorno dopo. Mai come in questa circostanza l’elemento tempo può essere determinante.

Maresciallo Aiutante Stefano Poggini
Maresciallo Aiutante Stefano Poggini

L’allarme è immediato ma discreto al tempo stesso. Mentre il maresciallo e i suoi uomini effettua una visita in casa della famiglia della ragazza per capire cosa possa mancare, in tempi rapidi viene formata una squadra di una decina di militari pronta a muoversi per le ricerche. Tutti rigorosamente in borghese e con macchine civili per non dare troppo nell’occhio al vicinato. Si comincia con un pattugliamento a piedi nelle zone limitrofe a quella casa, che si allarga sempre di più. Ma di Francesca (questo il nome di fantasia della giovane) nessuna traccia. Il maresciallo Poggini e il collega maresciallo capo Leonardo Tapinassi si tengono in stretto contatto con la madre, per chiedere ulteriori informazioni ma soprattutto per cercare di dare conforto alla famiglia. Da investigatori a psicologi, un ruolo sociale quotidianamente esercitato, in tante circostanze l’una diversa dall’altra. Quasi trasversale a quello istituzionalmente ricoperto, ma altrettanto necessario e spontaneo.

Il cellulare della ragazza continua ad essere ostinatamente spento. Le ricerche attraverso il gestore telefonico danno esito negativo. Nessuna cella riesce ad «agganciare» quel numero e segnalarne quindi la posizione. Si continua a cercare mentre viene attivato il piano territoriale per la ricerca di persone scomparse. Allertata anche la Polizia ferroviaria, nel caso Francesca possa essere individuata all’interno di una stazione magari in attesa di un treno.

La mattina dopo le ricerche si allargano. Mentre si allertano il Nucleo elicotteri e i cani del Soccorso Alpino della Protezione Civile, in grado di seguire le tracce di una persona partendo dal suo stesso appartamento, si cominciano a contattare uno per uno amici e conoscenti di Francesca.

L’occhio cade sul computer della ragazza. Ha un profilo su Facebook . Entra in campo la Polizia Postale e delle Comunicazioni, che – con l’autorizzazione del magistrato di turno – «forza» il suo profilo e scopre che in quel momento è attivo. Qualcuno, forse Francesca stessa, sta chattando su Facebook ma da un altro computer. Gli animi si rincuorano, la ricerca non è facile ma neanche impossibile. Passa quasi una giornata, ma alla fine la telefonata sperata arriva dalla Polposta: «Ecco l’indirizzo dove dovrebbe essere Francesca, qui c’è il computer da dove era connessa».

Si preferisce che sia la madre a suonare il campanello. I carabinieri la tengono a vista, pronti a intervenire in caso di bisogno. La casa è proprio quella di una delle «amicizie di Facebook» in un altro comune dell’hinterland fiorentino. Un abbraccio, gli animi si rasserenano, resta qualche incomprensione ma l’importante è che Francesca stia bene e che torni subito a casa senza problemi e riprenda le sue medicine.

L’allarme rientra ma il caso non è chiuso. Almeno sotto l’aspetto umano. Francesca e la sua famiglia sanno ora che i marescialli Poggini e Tapinassi sono entrati nella cerchia di nuovi amici su cui poter contare. Il loro telefono, in caso di chiamata, non resterà mai silenzioso.


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Sandro Addario

Giornalista

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