Decreto dignità: nuove norme per imprese e lavoro al prossimo Consiglio dei ministri
ROMA – Ci sarebbe anche il rinvio della fatturazione elettronica per i rifornimenti di carburante tra le misure che il Governo punta a far confluire nel Decreto Dignità, atteso al prossimo Consiglio dei Ministri. In realtà, non si esclude che la proroga possa trovare posto in decreto a sé, seguito da un altro dl con il pacchetto lavoro contenente provvedimenti in materia di contratti a termine, staff leasing e delocalizzazioni. Il primo provvedimento è atteso entro fine giugno, dovendo stabilire la proroga di un obbligo che altrimenti scatterebbe il primo luglio.
Il rinvio della fatturazione elettronica prevede che, dal primo luglio 2018, non scatti più l’obbligo di adeguamento per i benzinai, con un possibile doppio binario fino al 2019. Sarà quindi possibile emettere fattura elettronica ma anche continuare a rifornirsi utilizzando la scheda carburante.
Scatta invece, come previsto, l’obbligo per i subappalti nell’ambito di contratti pubblici: in questo caso, la misura si inserisce nel quadro dell’obbligo di fattura elettronica verso la PA, già in vigore da qualche anno, di cui viene ora meglio regolamentata l’applicazione in caso di appalti di appalti.
Decreto Lavoro
In base alle anticipazioni, il cosiddetto Decreto Dignità si concentrerà su misure pensate per contrastare il precariato nel mondo del lavoro, sviluppatosi in maniera abnorme nell’era di Renzi.
Per scoraggiare i contratti a termine, sarebbero previste diverse novità rispetto alle attuali regole. Per prima cosa il ritorno del causalone, per cui l’impresa deve motivare la scelta del contratto a tempo determinato in luogo di quello indeterminato. Se confermato, sarà possibile stipulare un primo contratto a termine fino a un anno senza causale, in seguito al quale scatterebbe l’obbligo (a partire dal primo rinnovo, quindi). Si ridurrebbe il numero delle possibili proroghe, da cinque a quattro.
Dovrebbe poi essere abolito lo staff leasing, aumentare il costo della somministrazione a tempo determinato (+ 0,5 punti per ogni rinnovo, a partire dal secondo) ed eliminare quello a tempo indeterminato. Infine, questi contratti di lavoro sarebbero conteggiati per stabilire il limite del 20% di stipule a termine previsto per singola impresa.
Per scoraggiare la produzione fuori Italia, entrerebbero in gioco nuove norme anti-delocalizzazione, vietando incentivi pubblici alle imprese che delocalizzano, anche all’interno della UE: le imprese che utilizzano agevolazioni dovrebbero rispettare una clausola decennale in questo senso.
Per chi non si adegua, scatterebbe la restituzione del contributo incassato, rivalutato con gli interessi maggiorati fino a 5 punti, oltre ad una sanzione. Ma si prevede anche un’altra norma per le imprese, che revoca le agevolazioni alle imprese che riducono l’occupazione nei successivi dieci anni.
Cosa non ci sarà
Per i lavoratori della gig economy, invece, il Governo ha aperto un tavolo di trattative a parte, senza che vengano inserite misure in un testo di legge (come, ad esempio, il salario minimo orario). Marcia indietro anche sullo split payment IVA (rinunciarci sarebbe un colpo troppo duro per le casse dello Stato). Fuori dal decreto anche redditometro e spesometro (materia di un successivo provvedimento).