Pensioni d’oro: la confusione regna sovrana, in tre giorni tre annunci diversi
Cercherò, a fatica, di fare il riepilogo sulle intenzioni dei disastrosi governanti che ci ammanniscono da qualche mese notizie contrastanti, ma spesso terrorizzanti per i pensionati. Poche idee ma confuse e evidentemente prive di fondamento giuridico, palesemente incostituzionali, buttate lì come spot per guadagnare le prime pagine dei giornali. Specialmente Giggino Di Maio si distingue per proposte e affermazioni spesso infondate (per molti non conosce neppure i termini esatti della proposta di legge del suo governo), che si scontrano con le intenzioni opposte dei suoi alleati leghisti.
Prendiamo, a caso ma non troppo, tre titoli di giornali degli ultimi giorni, dai quali emergono, in contemporanea o quasi, tre realtà completamente diverse.
1) Repubblica del 22 agosto, articolo di Valentina Conte, titolo a più colonne: Salve le pensioni d’oro: compromesso Lega-M5S sul contributo di solidarietà. Si lavora sull’ipotesi di un prelievo di tre anni sugli assegni più alti con l’obiettivo di finanziare un credito di imposta per le assunzioni dei giovani.
2) Sempre Repubblica e sempre Valentina Conte, dopo un giorno scrivono: Pensioni d’oro, Di Maio rilancia e attacca Repubblica. Il ministro del Lavoro contesta il Fronte dei Privilegati che vuole metterci i bastoni tra le ruote. Ma intanto il capogruppo della Lega alla Camera Molinari ha già detto che la proposta verrà modificata.
3) Termometro politico del 23 agosto: l’esecutivo finanzierà la legge Fornero attraverso un contributo di solidarietà. Cade l’ipotesi di taglio alle pensioni d’oro.
Ma allora qual è la verità? Siamo proprio nel Paese di Pulcinella con politici, da ambo le parti, la cui finalità precipua sembra quella di tartassare i pensionati. Prima con i governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni, adesso Giggino Di Maio e Roberto Fico.
Sempre Di Maio ha annunciato solennemente che il taglio alle pensioni d’oro arriverà a settembre con la riapertura del Parlamento: si inizierà con la discussione del disegno di legge in commissione per preparare l’approdo del testo in aula. Nelle intenzioni del vicepresidente del consiglio Giggino Di Maio ci sarebbe l’ìnserimento di un tetto per chi riceve assegni pensionistici superiori ai 4mila euro.
Ma il meccanismo contenuto nella proposta di Legge di Lega e M5s non è proprio quello indicato da Di Maio, si basa su una riduzione delle quote retributive dell’assegno a seconda dell’età di pensionamento, un intervento che colpirebbe in modo più pesante coloro che si sono ritirati in anticipo, sfruttando in passato vigenti i requisiti di pensionamento più favorevoli. Il governo conta di risparmiare tra i 500 e i 600 milioni di euro da ridestinare ad un fondo che abbia come scopo l’incremento delle pensioni minime.
Ma subito dopo il presentatore della proposta per la Lega, Riccardo Molinari, fa marcia indietro e afferma che sarebbe preferibile, più giusto, e meno esposto a rischio d’incostituzionalità un contributo di solidarietà.
Il dibattito dunque verterà tutto sulle modalità di intervento, visto che nulla è ancora deciso. Se applicare un prelievo di solidarietà (come proposto dalla Lega) oppure tramite un ricalcolo dell’assegno con il sistema contributivo (ipotesi sostenuta dal M5S). Nel 2013 il MoVimento 5 Stelle aveva già proposto una legge che imponeva un limite massimo all’erogazione delle pensioni di importo superiore a 5.000 euro netti per un periodo temporale di tre anni sia sulle pensioni in corso di erogazione sia su quelle che sarebbero state liquidate nel triennio. Non se ne fece nulla, ma l’impianto è simile.
La proposta più facilmente perseguibile sarebbe la reintroduzione del contributo di solidarietà, un sentiero già sperimentato dal Governo Letta con la finanziaria 2014 (articolo 1, co. 486 della legge 147/2013) è già giudicato legittimo nel 2017 dalla Corte Costituzionale, anche se solo in via eccezionale e tenuto conto del particolare periodo di difficoltà economiche e sociali. Con l’ammonimento a non riprovarci.
Come ricorda il portale specializzato Pensionioggi, il prelievo prevedeva una decurtazione del 6% sulla quota di assegno oltre un importo lordo pari a 14 volte il trattamento minimo vigente nel fondo pensione lavoratori dipendenti (circa 500 euro al mese); il 12% oltre le 20 volte il minimo; il 18% oltre le 30 volte.
L’ipotesi caldeggiata dal Movimento 5 stelle è invece un percorso più difficile: il ricalcolo in chiave contributiva dell’assegno pensionistico era già stata valutata negativamente dall’Inps in diverse audizioni in Parlamento. Il ricalcolo avrebbe il vantaggio di commisurare il valore dell’assegno all’entità dei contributi effettivamente versati dall’assicurato ma – oltre ad essere a forte rischio incostituzionalità – pone una serie di problemi pratici di difficile soluzione, a partire dalla ricostruzione della carriera lavorativa del pensionato: se per il taglio dei vitalizi la delibera approvata dalla maggioranza, alla Camera, seguiva proprio questa strada, procedere alla ricostruzione della carriera lavorativa degli italiani porterebbe ad un impiego di ingenti risorse e più spese.
Come si vede, la confusione regna sovrana. Salvini ha le sue gatte da pelare con i sovversivi di nave Diciotti (anche se ha avuto il tempo di avanzare una proposta di sgravi fiscali per i pensionati), Fico ondeggia fra un tema (pensioni) e l’altro (migranti), venendo trattato a pesci in faccia non solo dalla Lega, ma anche dai suoi colleghi di partito, Di Maio sembra aver scelto la strada tutta renziana degli annunci, e speriamo che segua le orme del rottamatore, magari proprio per il flop dell’iniziativa pensioni d’oro.
Ma altre nubi più nere, e più dense, si prospettano sul cammino del governo giallo-verde e, ahimé!, sull’Italia. La finanza Internazionale ha già dato avvisaglie di partire all’assalto del vascello italiano, proprio come fece nel 2011 contro Berlusconi, e i magistrati hanno già cominciato a prender di mira Salvini e qualcuno pensa che tenteranno di farlo fuori per via giudiziaria, come successe in passato con Berlusconi. Mala tempora currunt, e noi pensionati conserviamo forti preoccupazioni per il futuro. e per i pensionati statali e pubblici non vale neppure il rifugio in Portogallo, essendo esclusi,per questa categoria di pensionati, gli sgravi fiscali concessi a chi ha lavorato nel privato.