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Firenze, Torrino d’oro: Antognoni ritira il premio per Pezzella. Applausi per Alessandro Paci, Nardella, Margherita Cassano

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Giancarlo Antognoni ritira il Torrino d’oro assegnato a German Pezzella

FIRENZE – Ha cantato Elvis, sollevando uno sfarfallìo di tovaglioli bianchi. Quando San Frediano si siede a cena in piazza di Cestello Elvis canta sempre. Poi c’è stato il momento di grande commozione: sul grande display sono passate gloriose immagini di Davide Astori, capitano indimenticabile della Fiorentina, capaci di fare da prologo alla consegna del Torrino più atteso: quello per German Pezzella, attuale capitano viola. Assente perchè impegnato con la nazionale argentina. Così è salito sul palco, invitato dal maestro di cerimonie, Gaetano Gennai, l’altro capitano per sempre: ossia Giancarlo Antognoni, il più amato giocatore viola d’ogni tempo. Che ha parlato della partenza lanciata della Fiorentina. Poi è toccato al sindaco, Dario Nardella: Torrino d’oro anche per lui.

Eppoi via, la serata del diciottesimo Torrino d’oro, occasione per fare incontrare i sanfredianini ancora residenti nel vecchio rione e quelli che cominciarono a emigrare, dopo l’alluvione del ’66, negli appartamenti pentacamere di Scandicci, Casellina, Rifredi e anche più in là, è entrata nel vivo. Dedica principale a Nelson Mandela, nel centenario della nascita. Madiba è fiorentino d’adozione da quando gli venne dedicato il palazzo dello sport, al campo di Marte. Quindi è stata la volta di Margherita Cassano, presidente della Corte d’appello, magistrato vicino alla gente, anche per tradizione di famiglia. Barzellette e battute con Alessandro Paci e applauso convinto per un’altra grande istituzione fiorentina: l’Istituto degli Innocenti. Chiusura con un fiorentino che si è fatto apprezzare nel mondo: il gallerista e collezionista d’arte Roberto Casamonti, con casa-museo in via Tornabuoni e succursali in varie parti del mondo. Millesettecento a tavola: i tortelli al sugo di cinta senese il piatto più apprezzato. Ma anche lo zuccotto è stato apprezzato. Abbracci, pacche sulle spalle, ciao, ti trovo bene. Più che una rimpatriata, la cena di San Frediano è un rito, un appuntamento della prima settimana di settembre, dopo le ferie, che ti fa sentire orgoglioso d’essere fiorentino. Anche se poi, andando via, alzi lo sguardo sul ponte Vespucci, costruito da Morandi nel 1957 (dieci anni prima di quello di Genova) e ti viene in mente che forse faresti meglio a non parcheggiare più lì sopra.


Bennucci

Sandro Bennucci

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