Storia di Firenze: la colonna di pietra in Piazza San Giovanni
In Piazza San Giovanni a Firenze, dalla parte absidale (detta scarsella) dell’antichissimo battistero dedicato a San Giovanni battista ed il Palazzo Arcivescovile, già residenza dei vescovi fiorentini fino dal IX secolo è da notare la Colonna di San Zanobi. Questa stele sormontata da una croce, fu posta a ricordo di un vecchio e maestoso albero di olmo che per molto tempo aveva offerto ombra e riparo a tutti coloro che vi sostavano sotto le sue grandi fronde, ma che ormai era morto da un pezzo.
Il 26 gennaio dell’anno 429 l’olmo secco improvvisamente rinverdì al passaggio della salma del vescovo Zanobi, traslata dalla vicina chiesa di San Lorenzo a quella di Santa Reparata (oggi il Duomo). Da quel momento l’albero disseccato che aveva ricevuto in modo miracoloso la sua linfa perduta, fu devotamente venerato fino a quando dopo alcuni secoli, nuovamente secco per vetustà, fu ridotto a pezzi dal popolo che desiderava averne una reliquia. Una di queste «reliquie» è conservata nel Museo dell’opera del Duomo: si tratta di un dipinto dovuto al pennello del cosiddetto Maestro del Bigallo, il quale in un dossale d’altare raffigurò San Zanobi e scene della sua vita proprio su una tavola ricavata dall’eccezionale olmo. La tradizione indica anche, in un Crocifisso nella chiesa di San Giovannino dei Cavalieri in Via San Gallo, una seconda reliquia scolpita nel legno dell’olmo miracolato.
A perenne ricordo del miracoloso evento, nel punto esatto dove fiorì l’olmo appena sfiorato dalla bara del santo, fu innalzata la colonna, con croce lobata sulla cima e decorata sul fusto con un piccolo olmo ed una corona candelabro in ferro battuto. Cesare Torricelli nel suo Da Firenze ricorda l’episodio narrato in ottava rima dal propugnatore del «volgar fiorentino» Bernardo Giambullari (Firenze 1495-1555) canonico di San Lorenzo:
Alla piazza del Duomo in sull’entrataV’era un gran’ olmo secco ritto in piedeOnde passando, per un’onda dataIl cataletto alquanto all’olmo cede:Né prima tocco l’ebbe che mostrataMirabil cosa fu come si vede,Che l’olmo secco in un istante fuoriTutto coperto fu di fronde e fiori.il poeta continua a narrare e conclude così:
Posto vi fu quella colonna in segnoE per memoria del miracol degno.Il cronista Giovanni Villani nel suo libro della Cronaca, ci narra invece che il 4 novembre 1333 a seguito della grande alluvione definita addirittura un diluvio, si abbatté in terra la colonna con la croce del segno di San Zanobi che era sulla piazza. Un anno dopo la colonna veniva rialzata e nel 1338 una nuova croce ne coronò la cima.
Anche adesso, a memoria della fioritura miracolosa dell’olmo, per rituale consuetudine il 26 gennaio di ogni anno, a cura dell’Amministrazione Comunale viene ricordata la traslazione del «Gloriosissimo Vescovo e Protettore di questa città», e posta alla base della colonna una ghirlanda di garofani bianchi e rossi, da sempre colori cardini dell’araldica fiorentina.
Sempre a proposito della traslazione della salma di San Zanobi da San Lorenzo a Santa Reparata, va anche detto che una volta oltrepassato l’olmo e raggiunta la porta d’ingresso della cattedrale, improvvisamente la bara si fece pesantissima e coloro che la trasportavano a spalla furono costretti a adagiarla a terra. il vescovo Andrea, che aveva caldeggiato lo spostamento del sepolcro, inginocchiatosi accanto alla cassa pregò in silenzio, quasi a dialogare col defunto, poi rialzatosi fece cenno di procedere; la bara tor- nata leggera fu deposta nel nuovo sepolcro, poi imprezio- sito da Lorenzo Ghiberti nel 1442.
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Dal libro di Luciano e Ricciardo Artusi «A occhio e croce» – Passo dopo passo curiosando in piazza del Duomo – Firenze Leonardo Edizioni 2013. Per gentile concessione dell’Editore.
Luis
Salve! Il racconto è molto bello e ben spiegato. C’è solo da correggere la data della traslazione di San Zanobi a Santa Reparata, che non accadde nel V ma nel IX secolo.