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Firenze: al Museo dell’Opera del Duomo torna «Note al Museo»

Il Giardino Armonico 7 © Federico Emmi Col

«Il Giardino Armonico», che apre la rassegna il 25 ottobre

FIRENZE – L’Opera di Santa Maria del Fiore sta per varare la quarta edizione di Note al Museo,rassegna di concerti nella Sala del Paradiso del Museo dell’Opera del Duomo. Una vera e propria stagione concertistica, che quest’anno va dal 25 Ottobre 2018 al 22 Marzo 2019; nata come evento una tantum per l’inaugurazione del nuovo Museo dell’Opera del Duomo nel 2015, si è imposta all’attenzione degli appassionati di musica per l’elevata qualità artistica e l’originalità delle proposte, che fanno sempre riempire la sala in pochi minuti; la direzione artistica è sempre di Francesco Ermini Polacci. Il cartellone punta su artisti di fama internazionale, ma di rado presenti nei consueti circuiti concertistici, e su nuove proposte, con programmi appositamente studiati direttamente con gli interpreti, secondo una formula che rende unici gli appuntamenti di Note al Museo. Ciascun concerto è anche un momento di dialogo fra opere d’arte e musica, nel nome della bellezza: un valore aggiunto a quei principi di valorizzazione e promozione culturale che da sempre guidano le attività dell’Opera di Santa Maria del Fiore. Una proposta musicale di rilievo, anche se a ingresso libero su prenotazione, perché gli spazi museali hanno un numero massimo di ingressi, che in questo caso è fissato a 200; poi, se si resta esclusi dalla prenotazione, si può sempre tentare la carta del last minute all’ingresso: qualcuno dei prenotati che si ammala o che ha un contrattempo c’è quasi sempre…

I concerti sono tutto alle 21. Ci si può prenotare secondo due modalità: di persona alla portineria del Centro Arte e Cultura (piazza San Giovanni 7) o compilando l’apposito form al link https://operaduomo.firenze.it/eventi, in entrambi i casi a partire dal giovedì della settimana precedente la data del concerto (ore 9.00 – 12.00).

Di particolare prestigio internazionale è l’avvio della rassegna, Giovedì 25 Ottobre, che ha per protagonisti l’ensemble di strumenti d’epoca Il Giardino Armonico e il suo direttore, rinomato flautista, Giovanni Antonini. Ospiti delle più importanti sale da concerto e dei maggiori festival, protagonisti di una discografia vasta e pluripremiata, Il Giardino Armonico e Antonini parteciparono agli eventi inaugurali del nuovo Museo dell’Opera, rimanendo incantati dalla bellezza di quegli spazi; ora si presentano nello stesso luogo per la prima delle due sole e selezionatissime date in Italia, con un programma che non mancherà di mettere in luce le loro acclamate doti interpretative nel repertorio sei-settecentesco: un vero e proprio viaggio nella variopinta musica strumentale barocca, con tappe principali i vitalissimi centri di Venezia e Napoli. Una serata incentrata sulla letteratura concertistica per flauto (con solista lo stesso Antonini, che suonerà strumenti diversi) e che impagina il nome noto di Vivaldi (il Concerto RV 108, la Sonata RV 63 “La follia”, il Concerto RV “Il gardellino”), quello di Gesualdo principe di Venosa (Canzon francese del principe), noto alla cronaca nera per aver assassinato la moglie con l’amante, e quelli meno conosciuti, ma significativi, dei napoletani Pietro Marchitelli e Nicola Fiorenza, autori di concerti e sonate dove convivono, in maniera suggestiva, la musica colta e quella di estrazione popolare.

Il violoncello dal Seicento ai giorni nostri: Domenico Gabrielli e i suoi Ricercari, Bach e le sue Suites pietre miliari, Alfredo Piatti, il “Paganini del violoncello”, che in pieno Ottocento rivisita col suo strumento brani operistici, Sofia Gubaidulina e gli sperimentalismi dei suoi Préludes del 1974. È questo il percorso presentato dall’appuntamento di Giovedì 22 Novembre, un’eloquente panoramica sulla letteratura per violoncello solo attraverso i secoli e i luoghi geografici più diversi, per far conoscere e ammirare le molteplici possibilità espressive dello strumento. A far da guida d’eccezione è uno dei protagonisti indiscussi dell’arte violoncellistica, Christophe Coin; musicista francese che vanta una prestigiosa attività concertistica in tutto il mondo, guidata da un’insaziabile curiosità all’inizio alimentata dagli incontri decisivi con due figure fondamentali come Nikolaus Harnoncourt e Jordi Savall. Coin è inoltre fondatore del Quatuor Mosaïques, direttore dell’Emsemble Baroques di Limoges, insegnante alla Schola Cantorum e al Conservatorio di Parigi, dove nel 1984 è stata creata appositamente per lui una cattedra di violoncello barocco e viola da gamba.

Con il concerto di Giovedì 13 Dicembre, Note al Museo prosegue il suo omaggio a Rossini, nel centocinquantesimo anniversario della scomparsa, offrendo una significativa scelta delle sue giovanili Sonate a quattro, destinate ad un insolito quartetto d’archi, con il contrabbasso al posto della viola. Ad interpretarle è il Red4quartet, formazione tutta al femminile che è nata proprio su quelle note: riunisce quattro amiche, professori dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, desiderose di poter esplorare il repertorio per questa formazione con la gioia di fare musica insieme. Gioielli di freschezza melodica colmi di fantasia, le Sonate a quattro furono scritte da un Rossini appena dodicenne, durante una vacanza estiva. A venti anni dopo risale invece il Duetto per violoncello e contrabbasso, una curiosa pagina di trascinante virtuosismo che completa il programma.

Le straordinarie cantorie di Luca della Robbia e Donatello ispirano il programma di Giovedì 17 Gennaio, riproponendo la musica di quei primi anni del Quattrocento e dando così vita a una sorta di colonna sonora per quelle giostre di putti cha cantano, danzano e suonano sulla pietra dei due capolavori conservati al Museo dell’Opera del Duomo. Un’atmosfera musicale ricreata in un programma realizzato in esclusiva per Note al Museo, attraverso mottetti, madrigali e vari brani di autori allora attivi o comunque legati a Firenze: come Paolo da Firenze (il suo madrigale “Godi, Firençe!” celebra la vittoria fiorentina su Pisa, nel 1406), Antonio Zacara da Teramo, autore di gioielli conservati nel Codice Squarcialupi (manoscritto conservato presso la Biblioteca Medicea Laurenziana) e Gullaume Dufay, di origine franco-fiamminga ma vissuto a lungo in Italia, compositore fra i più importanti del Quattrocento. A presentare il programma è il gruppo vocale-strumentale La fonte musica, guidato dal suo fondatore e liutista Michele Pasotti, per la prima volta in Toscana: un ensemble specializzato nella musica tardo medioevale che si è conquistato una fama internazionale grazie ad interpretazioni che uniscono raffinatezza, vivacità, filologia dei testi e degli strumenti, realizzando anche alcune incisioni che sono state salutate da lusinghieri giudizi.

È per intero dedicato al quintetto di fiati (flauto, oboe, clarinetto, fagotto, corno) l’appuntamento di Giovedì 21 Febbraio, un focus su una formazione cameristica dal colore unico e particolare ma di raro presente nelle sale da concerto, nonostante queste sue caratteristiche abbiano sollecitato diverse importati composizioni. Fra originali e adattamenti, il programma ideato propone un excursus fra novecenteschi gioielli di rara esecuzione (Rota, Hindemith, Barber) e brani di bravura che rivisitano in questa formazione celebri pagine da opere di Verdi e Rossini. A proporlo è il Confluentes Ensemble, alla sua prima apparizione in Italia, formato da cinque giovani musicisti che sono riuniti nel 2014 a Coblenza (Confluentes è l’antico nome latino della città) col desiderio di fare musica insieme e diffondere il repertorio per strumenti a fiato, e che da allora si sono distinti partecipando a numerosi festival in tutta Europa.

Con l’appuntamento concertistico conclusivo di venerdì 22 marzo, Note al Museo ripercorre le pagine di un poco noto capitolo della vita musicale a Firenze fra la fine dell’Ottocento e il pieno Novecento, e che vide affermarsi in maniera straordinaria il mandolino come strumento amatissimo e popolare. Una moda che dilagò soprattutto grazie a Carlo Munier, maestro indiscusso dell’arte mandolinistica, che da Napoli aveva raggiunto le rive dell’Arno nel 1881. L’epoca d’oro del mandolino a Firenze rivive così nel concerto dei musicisti dell’Accademia Mandolinistica Napoletana, autorevolissima realtà attiva dal 1929 nella valorizzazione e nella diffusione del repertorio mandolinistico; una vera e propria orchestra di mandolini e strumenti affini, guidata dal rinomato specialista in strumenti antichi a plettro e suo presidente Mario Squillante (impegnato anche come solista), alle prese con le pagine più gustose e rare di alcuni dei musicisti più rappresentativi di quegli anni fiorentini, come lo stesso Munier, Carlo Graziani Walter, Enrico Marucelli e Luigi Bianchi.

Informazioni: Opera di Santa Maria del Fiore, 055 2302885 eventi@operaduomo.firenze.it www.operaduomo.firenze.it

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