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Il consiglio regionale toscano

Regione Toscana: M5S sconfessa la Lega. Non passa la proposta contro il voto agli immigrati

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FIRENZE – Alleati a Roma, per la convenienza che li vuole insieme al governo, ma in Toscana Cinque stelle e Lega sono l’un contro l’altro. E lo Statuto della Regione Toscana non sarà cambiato: il Consiglio regionale, con 29 voti contrari e 6 favorevoli, ha infatti respinto la proposta di legge statutaria presentata dal gruppo Lega per l’abolizione del sesto comma dell’articolo 3: «La Regione promuove, nel rispetto dei principi costituzionali, l’estensione del diritto di voto agli immigrati». L’atto, arrivato in aula con parere contrario dalla commissione affari istituzionali, è stato illustrato in Consiglio dal presidente della commissione, Giacomo Bugliani (Pd). Nel corso del dibattito, la capogruppo della Lega, Elisa Montemagni ha affermato che «la Costituzione riconosce il diritto di voto a tutti i cittadini italiani che hanno raggiunto
la maggiore età, quindi, la previsione attuale dello Statuto, che non lega il diritto di voto alla cittadinanza, al legame con il territorio, è in conflitto con lo spirito dei Costituenti».

Di parere opposto Tommaso Fattori (Sì Toscana a sinistra), «Non possiamo negare il diritto di voto – ha affermato – a una quota consistente di persone che vivono accanto a noi». Sulla stessa linea Monica Pecori (Gruppo Misto-Tpt), secondo cui «lo spirito dei padri e della madri costituenti non può essere piegato a un’interpretazione, che prefigura un modello di società chiusa», e Gabriele Bianchi (M5s), che ha sottolineato
come «dare la possibilità a uno straniero di esprimere il proprio parere in un referendum consultivo non mina affatto le basi della democrazia».

Dure critiche al testo, e alla Bossi-Fini, sono arrivate da Serena Spinelli (Art.1-Mdp), mentre per il Pd è intervenuto Massimo Baldi, che ha difeso l’articolo 3 dello Statuto, un articolo «descrive il modo in cui la Toscana immagina di essere». Favorevoli alla modifica si erano detti Roberto Biasci e Jacopo Alberti (Lega).


Sandro Bennucci

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