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Legge di bilancio: inusuale (seconda) lettera di monito al governo firmata da Mattarella

ROMA – A Sergio Mattarella dovrebbe essere attribuito il premio Strega o quello Bancarella, tante sono le lettere, quasi dei romanzi, che il Presidente è aduso ormai inviare al premier Conte. Dopo aver approvato un provvedimento del Governo, anche questa volta subito esprime un severo monito. I casi sono due, o il provvedimento va bene, e quindi va approvato, o non va bene e quindi non va licenziato. Le ramanzine da maestro d’infanzia non si addicono al Colle e finora il siculo abitante del Quirinale non le aveva mai fatte ai Presidenti dei governi precedenti, tutti rigirosamente amici e di centrosinistra, anche in presenza di provvedimenti molto discutibili. Nessuna letterina puntigliosa, per esempio, partì dal Quirinale per gli 80 euro.

Comunque anche oggi, festa di tutti i Santi, è partita una missiva puntigliosa recapitata da un corriere speciale del Quirinale a Palazzo Chigi, argomento la legge di Bilancio: «Desidero rivolgermi al Governo, nel comune intento di tutelare gli interessi fondamentali dell’Italia, con l’obiettivo di una legge di bilancio che difenda il risparmio degli italiani, rafforzi la fiducia delle famiglie, delle imprese e degli operatori economici e ponga l’Italia al riparo dall’instabilità finanziaria».

In riferimento ad alcune indiscrezioni apparse sui media questa mattina, l’Ufficio Stampa del Quirinale rende noto il testo della missiva: «In data odierna – si legge nella lettera – ho autorizzato, ai sensi dell’articolo 87, quarto comma, della Costituzione, la presentazione alle Camere del disegno di legge di bilancio per il 2019, approvato dal Consiglio dei ministri il 15 ottobre 2018. Nel procedere a tale adempimento desidero rivolgermi al Governo, nel comune intento di tutelare gli interessi fondamentali dell’Italia, con l’obiettivo di una legge di bilancio che difenda il risparmio degli italiani, rafforzi la fiducia delle famiglie, delle imprese e degli operatori economici e ponga l’Italia al riparo dall’instabilità finanziaria. A questo scopo, sulla base di quanto disposto dalla Costituzione agli articoli 81, 97 e 117, delle valutazioni dell’Ufficio parlamentare di bilancio, previsto dalla legge costituzionale n. 1 del 2012, delle osservazioni e della richiesta avanzate dalla Commissione europea, è mio dovere sollecitare il Governo a sviluppare – anche nel corso dell’esame parlamentare – il confronto e un dialogo costruttivo con le istituzioni europee».

Anche questo, in fondo, un sistema per screditare il Governo, come i giudizi iniziali dei Commissari europei quando ancora c’erano solo indiiscrezioni sulla manovra. Tutti interventi che hanno sicuramente il risultato di far aumentare lo spread, contrariamente alle intenzioni palesate.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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