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Migranti: fallita la relocation Ue, inadempienti anche gli Stati che erano disponibili ad accogliere gli ultimi sbarcati

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ROMA – L’ Italia ha ragione di protestare con la Commissione Ue e di diffidare delle iniziative delle Autorità comunitarie e della solidarietà di facciata di altri Paesi dell’Unione, che poi si traduce spesso in un nulla di fatto.

A distanza di due anni i dati parlano chiaro: il piano biennale di Relocation Ue, lanciato nel 2015 per suddividere tra i Paesi dell’Unione i migranti arrivati in Italia e Grecia, è stato un flop. Ma rischiano di andare molto peggio i nuovi trasferimenti decisi con accordi ad hoc stretti al momento dello sbarco, al culmine di polemiche politiche e crisi diplomatiche. Promesse non scritte, che è spesso facile ignorare. Solo quest’estate, i profughi approdati sulle coste italiane da trasferire in altri Stati della Ue, in base ai patti stretti al momento dell’attracco, sarebbero dovuti essere 320. Ma sono rimasti quasi tutti nel nostro Paese. Per almeno 270 dei 450 arrivati a Pozzallo il 16 luglio – erano a bordo delle navi Protector di Frontex e Monte Sperone della Finanza – era prevista la redistribuzione tra Francia, Germania, Portogallo, Spagna, Malta e Irlanda. I trasferimenti effettuati, però, sono stati 129. Solo la Francia ha rispettato per intero la quota: 47 migranti. La Germania ne ha accolti meno della metà, il Portogallo ancora meno. A Malta non è andato nessuno. Si trovano ancora negli hotspot di Pozzallo e di Messina.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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